15 dicembre 2020 11:25

Vanessa Guillén, una soldata di vent’anni, aveva raccontato a sua madre di aver subìto ripetute molestie sessuali da soldati di grado superiore nella base militare di Fort Hood, in Texas. Aveva deciso di non denunciarli per paura di ritorsioni. Ad aprile la donna è scomparsa e la sua famiglia, non soddisfatta delle risposte dell’esercito, ha parlato delle molestie con i politici locali e con i mezzi d’informazione. Due mesi dopo la scomparsa il corpo di Guillén è stato trovato, smembrato e sepolto vicino a un fiume, a trenta chilometri dalla base. In seguito si è saputo che il presunto assassino è uno dei soldati che l’avevano molestata.

L’hashtag #IAmVanessaGuillén si è rapidamente diffuso online. Soldati ed ex soldati hanno condiviso le storie delle molestie sessuali e delle aggressioni subite nell’esercito. Il presidente Donald Trump ha promesso di aiutare la famiglia di Guillén. Negli ultimi anni la reputazione di Fort Hood è stata macchiata da aggressioni sessuali, suicidi, omicidi e due stragi con armi da fuoco, oltre che da una serie di arresti per prostituzione e sfruttamento sessuale di minori. Spinto dal clamore per la morte di Guillén e dalla consapevolezza dell’opinione pubblica degli episodi di violenza nella base, Ryan McCarthy, il segretario all’esercito degli Stati Uniti, ha chiesto a una commissione indipendente di indagare sulla gestione di Fort Hood.

L’8 dicembre la commissione, formata soprattutto da civili, ha consegnato un rapporto durissimo. Ha rivelato che i capi militari di Fort Hood hanno creato un ambiente in cui le aggressioni sessuali, le molestie e le violenze avvenivano indisturbate. La commissione ha chiesto di cambiare i vertici della base e di introdurre programmi per proteggere i soldati. Subito dopo l’esercito ha rimosso o sospeso 14 ufficiali, tra cui il generale che guidava Fort Hood al momento della scomparsa di Guillén.

Omicidi e suicidi
A Fort Hood il numero di crimini sessuali è molto più alto rispetto ad altre basi militari: il 75 per cento in più rispetto alla media. Già nel 2014 la base era stata identificata come una struttura ad alto rischio. Secondo il rapporto, i vertici di Fort Hood hanno fatto poco per mettere mano al problema, e anche per questo molte vittime hanno deciso di non sporgere denuncia. Come Guillén, temevano ritorsioni e conseguenze negative per la loro carriera. Queta Rodriguez, ex marine che ha fatto parte della commissione, ha definito “scioccante” il numero di crimini sessuali non denunciati a Fort Hood. La commissione ha raccolto 93 testimonianze credibili di aggressioni sessuali tra le 507 donne che ha intervistato. Di queste, solo 59 sono state segnalate. Su 217 molestie sessuali, solo la metà è stata denunciata.

La commissione ha rilevato un numero estremamente alto di suicidi, ma visto che gli inquirenti della base erano inesperti e con poche risorse, non sempre sono riusciti a stabilire quanto avessero contribuito le violenze sessuali. Fort Hood ha il più alto tasso di positività ai test antidroga di tutto l’esercito. A quanto riferisce la polizia locale, nella base c’è una “cultura della droga” molto diffusa. Anche per risolvere questo problema, a quanto pare, è stato fatto poco. Il rapporto denuncia anche l’inadeguatezza degli sforzi per ritrovare i soldati scomparsi, specialmente in presenza di circostanze sospette. I soldati che non si presentano sono spesso etichettati come disertori. Dall’inizio dell’anno sono scomparsi o morti più di venti soldati, tra cui Gregory Morales: i vertici della base avevano sostenuto che si fosse allontanato dalla base senza giustificazione, poi si è scoperto che era stato assassinato. Il suo corpo è stato trovato vicino a Fort Hood dagli investigatori che stavano cercando Vanessa Guillén.

La commissione ha formulato settanta raccomandazioni, quasi metà pensate per ridurre le molestie e le aggressioni sessuali. Ha inoltre chiesto nuove procedure per i soldati scomparsi. McCarthy ha annunciato che l’esercito prenderà provvedimenti immediati quando i soldati saranno segnalati come dispersi, e ha istituito una task force incaricata di tracciare un piano per affrontare i problemi emersi dall’indagine. Anche se il rapporto si concentra su Fort Hood, ha detto McCarthy, le sue conclusioni avranno implicazioni per tutto l’esercito. E sostiene che i risultati dell’indagine “spingeranno l’esercito a cambiare la nostra cultura”.

Ma Fort Hood non è un caso isolato, spiega Don Christensen, ex procuratore capo dell’aviazione militare statunitense e presidente dell’associazione Protect our defenders, che si occupa di crimini sessuali nell’esercito. Le molestie sessuali e le ritorsioni riguardano tutti i settori dell’esercito, dalle piccole basi aeree alle navi militari. “Serve una crisi per far avanzare le cose”, dice. Il presidente eletto Joe Biden (che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio) ha dichiarato che adotterà una linea dura contro i molestatori sessuali nelle forze armate.

È raro che l’esercito accetti un’indagine indipendente. Le conclusioni della commissione sono un campanello d’allarme non solo per l’esercito ma anche per il congresso degli Stati Uniti, che in passato ha esitato a promuovere il cambiamento nelle forze armate. La famiglia di Guillén spera che il congresso approvi la proposta di legge ribattezzata I am Vanessa Guillén act, che permetterebbe a investigatori esterni di indagare sui crimini sessuali nell’esercito.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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