06 marzo 2020 18:25

“Sono greco e ogni greco deve difendere la sua patria, qui le ong sono illegali, sono spie”. Kaliailis Evaggelos ha 73 anni ed è un albergatore di Lesbo, l’isola dell’Egeo diventata il simbolo dell’accoglienza durante il 2015, quando sono passati da qui seicentomila profughi siriani, e dove oggi ci sono 21mila persone ammassate in un campo che potrebbe accoglierne tremila. Il 6 marzo Evaggelos è stato condannato dal tribunale di Mitilene a tre mesi di carcere con la condizionale insieme a un altro isolano, Kostas Alvanoupulos, per aver minacciato Efi Latsoudi, una delle figure più conosciute dell’isola, psicologa, coordinatrice del Pikpa solidarity camp, vincitrice nel 2016 del premio Nansen dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

I due avevano commentato un post su Facebook accusando Latsoudi di essersi arricchita con l’accoglienza dei profughi e minacciandola di morte e di stupro. “Il primo post è stato fatto ad Atene, da un account che la polizia sta cercando di identificare”, spiega l’avvocato di Latsoudi Dimitris Vasiloudis. “Avevamo raggiunto un accordo con l’avvocato dei due imputati che, se si fossero scusati, non avremmo chiesto una condanna. Ma la giudice è stata molto severa, perché uno dei due imputati è stato coinvolto in moltissimi altri episodi di violenza contro i migranti e contro gli attivisti”.

Evaggelos non sembra pentito, parla di una sentenza ingiusta: “I migranti li assolvono e invece a noi greci ci condannano, per cosa? Per aver scritto una frase su Facebook”. Ma poi assicura che continuerà la sua battaglia contro le ong sull’isola. “Non vogliamo che il nostro paese si islamizzi, noi siamo greci”. Intanto fuori dal tribunale di Mitilene si è raccolto un gruppo di uomini venuto a mostrare solidarietà agli imputati, mentre durante l’udienza l’aula era affollata di attivisti e rappresentanti delle ong. Uno dei sostenitori di Evaggelos si avvicina e chiede di essere intervistato: “Non siamo fascisti, siamo patrioti”. Si chiama Costas, ha una cinquantina di anni, gestisce un negozio di ricambi per moto sull’isola.

Un blocco patriottico
“Ho partecipato ai blocchi stradali lo scorso fine settimana e lo rifarei, noi vogliamo che queste ong se ne vadano, sappiamo che sono loro a chiamare i migranti per farli partire dalla Turchia, li chiamano al telefono”, continua Costas. Dice di aver votato per Alba dorata in passato e per altri partiti di estrema destra, e sostiene che sull’isola si sta formando quello che lui definisce “un blocco patriottico”. Anche per Costas la priorità è difendersi “dall’islamizzazione della Grecia”. “Non ho niente contro i migranti, devono essere isolati e mandati in qualche isola greca disabitata”, continua.

Gli attivisti e le ong sull’isola, nel frattempo, stanno raccogliendo testimonianze di tutti gli attacchi che hanno ricevuto nelle ultime settimane per presentare una denuncia in tribunale. Blocchi stradali, aggressioni ad attivisti, operatori umanitari e giornalisti, auto distrutte: sono decine gli episodi violenti registrati nell’isola nell’ultima settimana, cioè da quando il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato di aver aperto le frontiere con il paese vicino, e il governo greco ha reagito sospendendo per un mese il diritto di asilo e avviando il respingimento di tutti i profughi che attraversano la frontiera dal 1 marzo.

“La situazione sull’isola è drammatica, non ho mai vissuto un livello così alto di violenza. Ed è una sensazione condivisa, ci sentiamo tutti minacciati, non ci possiamo muovere liberamente”, spiega Efi Latsoudi, che dopo le numerose minacce ricevute è sotto protezione. “Abbiamo portato questo caso in tribunale, perché si fermi il senso di impunità di queste persone. Ma una sentenza del tribunale non basta, se non troviamo il modo di affrontare il problema siamo tutti in pericolo. Il fatto che alcuni gruppi stiano venendo a Lesbo per attaccare i migranti è gravissimo”.

Il 5 marzo sono arrivati sull’isola cinque militanti tedeschi e austriaci di Generazione identitaria, tra cui Mario Muller, che da giorni annunciavano sui social network di voler raggiungere Lesbo. Generazione identitaria è un movimento dell’estrema destra, suprematista bianco, nato in Francia nel 2013 e dal 2017 molto attivo anche in Italia con la campagna “Defend Europe” contro le ong che partecipano ai soccorsi in mare dei migranti. I cinque sono andati nei negozi del centro di Mitilene con delle macchine fotografiche, presentandosi come giornalisti, ma un gruppo di antifascisti greci li ha riconosciuti e li ha attaccati, ferendo uno di loro. Si temono nuove manifestazioni e scontri nel fine settimana.

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