05 gennaio 2024 15:36

Il 2023 è già passato alla storia come l’anno più caldo mai registrato. Ma secondo una nuova analisi del centro studi tedesco Climate Analytics potrebbe anche essere ricordato come quello in cui le emissioni di gas serra dovute all’uso di combustibili fossili hanno finalmente raggiunto il picco.

Nei dodici mesi appena trascorsi le emissioni sono aumentate di più dell’1 per cento rispetto al 2022, e in base alle previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia dovrebbero continuare ad aumentare fino al 2030.

Tuttavia, secondo gli autori dello studio, queste stime sono troppo caute e non tengono in considerazione la rapida espansione delle fonti rinnovabili di energia e la diffusione delle auto elettriche, che stanno riducendo la quota di mercato occupata dai combustibili fossili.

Anche se le emissioni complessive non dovessero cominciare a calare nel 2024, quelle legate alla produzione di energia elettrica dovrebbero farlo quasi certamente. In molti paesi industrializzati il calo è già evidente, come in Portogallo, dove nel 2023 la quota di energia prodotta dalle rinnovabili è passata dal 49 al 61 per cento, e in Germania, dove è arrivata al 55 per cento.

Secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, per mantenere l’impegno più ambizioso degli accordi di Parigi, cioè limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 1,5 gradi rispetto al periodo preindusriale, il picco dev’essere raggiunto entro il 2025.

Ma fermare la crescita non sarà sufficiente: negli anni successivi le emissioni dovranno calare in modo rapido e sostenuto. E anche nello scenario più ottimistico delineato dallo studio di Climate Analitycs, nel 2030 le emissioni saranno ancora a livelli troppo elevati per centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.

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