16 dicembre 2020 16:05
  • I paesi ricchi hanno ordinato più della metà dei vaccini che arriveranno sul mercato nel 2021, mentre diversi paesi poveri fanno fatica ad assicurarsi le dosi necessarie. Se tutti gli ordini saranno evasi, l’Unione europea (che ha ordinato 1,3 miliardi di dosi) potrebbe vaccinare i suoi abitanti due volte, il Regno Unito (che ha ordinato 375 milioni di dosi) e gli Stati Uniti quattro volte, e il Canada sei volte, scrive il New York Times. Alcuni paesi meno industrializzati potranno vaccinare il 20 per cento della popolazione nel 2021, mentre altri raggiungeranno l’immunità di gregge nel 2024. In molti casi gli Stati Uniti hanno fornito il loro supporto finanziario alle case farmaceutiche che producono il farmaco chiedendo una priorità nell’accesso. Questa settimana è attesa l’autorizzazione di emergenza dell’ente regolatore statunitense (Fda) per il vaccino prodotto dalla Moderna.
  • Secondo uno studio della statunitense Johns Hopkins Bloomberg school of public health, pubblicato dal British Medical Journal, un quarto della popolazione mondiale non avrà il vaccino fino al 2022, proprio perché i paesi più ricchi hanno già preordinato il 51 per cento delle dosi.
  • La Russia ha reso noti ulteriori risultati della sperimentazione del vaccino Sputnik V che mostrerebbero un’efficacia del 91,4 per cento. L’azienda farmaceutica AstraZeneca, che sta producendo un vaccino in collaborazione con l’università di Oxford, ha confermato una collaborazione con l’istituto russo Gamaleya per testare una somministrazione combinata dei due rispettivi farmaci.
  • Il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha annunciato nuove restrizioni mentre il paese entra nella seconda fase della pandemia e si aspetta un picco di infezioni durante le feste natalizie.
  • L’azienda farmaceutica cinese FosunPharma importerà nel 2021 almeno cento milioni di dosi del vaccino prodotto dal laboratorio tedesco Biontech, in base a un accordo di marzo che non coinvolge la statunitense Pfizer. Anche se la Cina sta producendo i suoi vaccini, che devono ancora ricevere l’approvazione ufficiale delle autorità sanitarie, il paese probabilmente non sarà in grado di produrre dosi sufficienti per una popolazione di 1,4 miliardi di persone.
  • Il ministero della salute brasiliano ha annunciato di voler vaccinare l’intera popolazione entro sedici mesi dall’approvazione di un vaccino, secondo il piano di immunizzazione nazionale presentato il 15 dicembre, richiesto con urgenza dalla corte suprema federale dopo aver rilevato che nel documento presentato il 12 dicembre mancava la data d’inizio della campagna. Il ministro ha risposto dunque che tutto dipende dall’approvazione dell’ente regolatore brasiliano Anvisa. Ma nessuna azienda farmaceutica ha finora depositato richiesta di approvazione presso l’Anvisa, scrive El País. Nonostante una prestigiosa industria farmaceutica nazionale e una eccellente organizzazione nelle campagne di vaccinazione, il Brasile, terzo paese più colpito al mondo dopo gli Stati Uniti e l’India, con quasi sette milioni di casi positivi dall’inizio della pandemia e 182.799 decessi, potrebbe trovarsi sfornito del farmaco necessario a immunizzare più di 209 milioni di abitanti. Il piano di vaccinazioni presentato dal governo del presidente Jair Bolsonaro è stato oggetto di forti critiche da parte dei mezzi d’informazione nazionali e da parte delle associazioni mediche, che hanno denunciato “l’incompetenza” dell’esecutivo a fronte di un programma ritenuto inadatto. I vaccini sono anche oggetto di una lotta politica, in particolare tra Bolsonaro e il governatore di São Paulo, João Doria, probabile futuro candidato alla presidenza. I due si scontrano sul vaccino Coronavac, sviluppato dal laboratorio cinese Sinovac e dall’istituto Butantan di Saõ Paulo, soprannominato “il vaccino cinese di João Doria” dal presidente brasiliano, che lo ha escluso dal programma nazionale di vaccinazione, a differenza dei vaccini della Pfizer-Biontech e dell’AstraZeneca. Da parte sua, Doria intende usare il Coronavac per cominciare il prima possibile a vaccinare la popolazione di Saõ Paulo, e potrebbe creare una collaborazione con il sindaco di Belo Horizonte, Alexandre Kalil, e il governatore del Ceará, Camilo Santana, per ottenere il vaccino.
  • In Danimarca è entrato in vigore il 16 dicembre su tutto il territorio il semiconfinamento previsto finora nei due terzi del paese: sono chiuse scuole e licei, i bar, i ristoranti, i centri sportivi e culturali. Il 15 dicembre c’è stato un picco di casi nel paese, che ha 5,8 milioni di abitanti, e il totale supera ormai i 116mila contagi.
  • La provincia canadese del Québec, la più colpita del paese dall’epidemia, ha annunciato la chiusura dei servizi e dei negozi non essenziali dal 25 dicembre all’11 gennaio, rendendo obbligatorio il lavoro a distanza e aggiungendo una settimana alle vacanze di Natale per le scuole elementari. In Canada è stata appena lanciata la campagna di vaccinazione e fino al 15 dicembre nel Québec sono state vaccinate circa mille persone, tra personale sanitario e ospiti delle case di riposo. In Canada finora sono stati registrati 473.353 contagi e 13.627 morti.
  • Londra il 16 dicembre è passata al livello più alto delle restrizioni nel tentativo di controllare l’aumento dei tassi di infezione. Il passaggio della capitale britannica al “livello 3” significa che teatri, cinema, sale da gioco, pub e ristoranti dovranno chiudere, anche se i punti vendita di cibo da asporto potranno ancora funzionare. Nelle case sono permessi i contatti solo in famiglia, all’esterno possono incontrarsi insieme al massimo sei persone, possono restare aperti parrucchieri, palestre e piscine, i tifosi non possono entrare negli stadi.
  • Il primo ministro svedese Stefan Löfvén ha detto che i funzionari sanitari hanno valutato male il potere della recrudescenza del nuovo coronavirus. L’intervista rilasciata al quotidiano Aftonbladet è uscita il 15 dicembre, quando la commissione indipendente incaricata di valutare la gestione della pandemia nel paese scandinavo ha presentato il suo rapporto, in cui accusa le autorità di aver fatto poco nel proteggere le persone anziane, soprattutto nelle case di riposo, di cui erano noti i problemi strutturali già prima della pandemia.
  • L’economia della Nuova Zelanda mostra una ripresa più rapida del previsto. Ma l’impatto della pandemia, il deficit e l’aumento del livello del debito avranno un effetto duraturo, ha detto il ministro del tesoro Grant Robertson il 16 dicembre, esprimendo anche preoccupazione per le tensioni commerciali e geopolitiche tra la Cina e gli Stati Uniti.
  • La Corea del Sud ha segnalato 1.078 nuovi casi di coronavirus, portando il totale nazionale a 45.442. Il bilancio delle vittime è aumentato di 12 persone, portando il totale a 612. Il numero dei nuovi casi è il più alto dall’inizio della pandemia. L’area metropolitana di Seoul (26 milioni di abitanti) avrebbe a disposizione solo tre letti di terapia intensiva, hanno detto i funzionari sanitari, prospettando la possibilità di un nuovo confinamento parziale nazionale.
  • L’India ha registrato 26.355 nuovi casi di covid-19, per il terzo giorno consecutivo in cui le infezioni giornaliere nel paese sono rimaste al di sotto delle 30mila. L’India ha registrato finora 9,9 milioni di infezioni, il secondo più alto al mondo dopo gli Stati Uniti, ma il numero giornaliero è diminuito costantemente dal picco di circa 97mila raggiunto alla metà di settembre. Tuttavia le autorità sanitarie raccomandano di non allentare le misure di precauzione e sottolineano che la maggioranza della popolazione è ancora vulnerabile al virus.
  • La scienziata statunitense Anna Blakney, che sta lavorando al vaccino presso l’Imperial College London, e il dottor Will Budd, anche lui impegnato nelle sperimentazioni vaccinali, hanno deciso di usare il social network TikTok per dare risposte scientifiche sulle vaccinazioni. Allo stesso tempo, una ricerca del ricercatore Yan Su, della Washington state university, pubblicata su Telematics and Informatics ha rilevato che i social sono stati i maggiori veicoli di disinformazione sanitaria nei primi mesi della pandemia, aiutando la diffusione di teorie cospirative e negazionismo.

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