05 ottobre 2023 16:28

Sono tornate, e sono più numerose che mai. Di recente in Francia le cimici dei letti hanno infestato più di una casa su dieci. I loro morsi, che possono arrivare ad avere perfino conseguenze sul piano psicologico o psichiatrico, preoccupano le autorità sanitarie e locali, che non riescono ad arginare il fenomeno. Diversi video pubblicati sui social network mostrano le cimici mentre camminano sui sedili dei treni, degli autobus e della metro. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questi insetti.

Amanti della penombra e del sangue

La Cimex lectularius, questo il suo nome scientifico, di solito è lunga tra i quattro e i sette millimetri, ovvero le dimensioni di un seme di mela. A digiuno, le cimici più piccole possono anche non raggiungere il millimetro. Si nascondono spesso negli angoli bui ed evitano i luoghi umidi. Secondo il sito specializzato punaises-expert.com, quasi il 35 per cento delle cimici si annida nelle strutture dei letti, il 23 per cento nelle sedie e nei divani, il 22 nei materassi, il 13 nelle testiere e il 7 in altri luoghi (muri e carta da parati, armadi, battiscopa, vestiti).

Questi animali sono ematofagi, ovvero si nutrono soprattutto di sangue umano, e lo fanno principalmente la notte. Sono attratti dal nostro calore corporeo e dalle nostre emissioni di CO2. In un solo pasto, che dura generalmente dai tre ai dieci minuti, sono capaci di ingerire una quantità di sangue equivalente a sette volte il peso del loro corpo. Possono pungere fino a novanta volte in una sola notte. Una volta sazia, la cimice torna a nascondersi nell’ombra per circa quattro-sei giorni (massimo quindici) in modo da poter digerire. Il sangue digerito e successivamente espulso assume la forma di piccole macchie nere. In mancanza di esseri umani, le cimici dei letti possono digiunare per mesi.

Cinquecento uova, cinque mute

Questi numeri spiegano in parte il fenomeno attuale. In media una cimice dei letti femmina depone tra due e otto uova al giorno, e tra duecento e cinquecento nel corso della sua vita. In condizioni ottimali, con temperature comprese tra 21 e 28 gradi, le cimici possono far nascere ogni giorno una quindicina di larve, dette ninfe. Le uova si schiudono dopo dieci-quattordici giorni dalla deposizione. È un intervallo abbastanza lungo per potersene sbarazzare, ma anche abbastanza breve da dare agli insetti la possibilità di proliferare se non sono contrastati.
Le ninfe devono completare cinque mute prima di arrivare allo stadio adulto. Ogni muta ha bisogno di sangue, dunque di nutrimento. Per una cimice non adulta è impossibile riprodursi. Inoltre, per farlo un maschio e una femmina devono aver fatto il pieno di sangue, solo così il maschio produrrà spermatozoi e le uova potranno maturare. L’inseminazione avviene perforando l’addome della femmina.

Gli effetti imprevisti di un morso

Piccoli animali, grandi traumi. Le lesioni cutanee sono la manifestazione più frequente delle punture. Ma un morso può avere anche altre conseguenze. Prima di tutto ci sono quelle fisiche, tra cui la più comune è il prurito. Bisogna evitare di grattarsi, perché in caso contrario si rischia l’infezione.

Tuttavia, le ripercussioni possono essere anche psicologiche o addirittura psichiatriche: disturbi del sonno, ansia, panico, stress post-traumatico. L’unica buona notizia è che le cimici dei letti non sono vettori di malattie.

Che fare?

Dal punto di vista della prevenzione c’è una regola fondamentale: controllare la presenza degli insetti nei luoghi in cui ci capita di risiedere, anche per poco tempo. È importante controllare la biancheria del letto, verificare lo stato delle sedie, scuotere i battiscopa e controllare le crepe.

Per il resto le raccomandazioni degli esperti e dell’agenzia francese per l’alimentazione, l’ambiente e la salute sono sempre le stesse: privilegiare i metodi non chimici come il calore secco o il congelamento. Per precauzione il ministero dell’ecologia consiglia di non mettere mai i bagagli sul letto o lì vicino, e di lavare i vestiti nella lavatrice “a più di sessanta gradi per almeno trenta minuti, o di congelarli a venti gradi sotto zero per 72 ore”.

Se l’infestazione persiste è necessario contattare i professionisti della disinfestazione. Gli esperti sono unanimi: in caso di bisogno non bisogna esitare a chiedere l’aiuto di un professionista della salute mentale.

Prima dei pipistrelli

Uno studio pubblicato a maggio del 2019 su Current Biology e ripreso in un’inchiesta di Reporterre spiega che le cimici dei letti “sono apparse prima dei pipistrelli e hanno visto i dinosauri”. Dunque circolano da almeno 115 milioni di anni.

Scomparse dalla vita quotidiana dei paesi ricchi negli anni cinquanta, le cimici sono tornate trionfalmente dopo una trentina d’anni a causa di uno stile di vita in cui gli spostamenti sono aumentati. Secondo un sondaggio realizzato per Ipsos da un gruppo di lavoro creato dall’Anses, tra il 2017 e il 2022 l’11 per cento delle famiglie francesi ha dovuto affrontare un’infestazione di cimici dei letti.

Più resistenti

Le cimici dei letti, capaci di vivere un anno senza nutrirsi e ibernarsi a una temperatura inferiore ai tredici gradi, sono tra i più coriacei insetti in natura. Come se non bastasse, sono resistenti ai piretroidi, gli insetticidi utilizzati spesso per cercare di debellarle. Le cimici sviluppano naturalmente geni che rendono il prodotto meno incisivo. Più entrano in contatto con l’insetticida e più diventano resistenti, trasmettendo questa caratteristica alle generazioni successive. Dunque è meglio evitare di usarlo.

Effetto Airbnb?

Le cimici beneficiano enormemente della globalizzazione, nascondendosi spesso nei vestiti e nei bagagli. Negli ultimi tempi si sono felicemente adeguate alle abitudini della cosiddetta generazione Easy jet, infilandosi nei trolley in occasione dei nostri viaggi incessanti da un continente all’altro. Questo fenomeno contribuisce alla loro diffusione e concentrazione nelle metropoli.
Anche i nostri nuovi stili di vita “uberizzati” favoriscono la proliferazione di questi animali. Basta considerare brevemente le testimonianze e i commenti su alcuni siti come Airbnb o Booking per capire la gravità del problema.

Negli Stati Uniti

Le autorità francesi stanno moltiplicando gli allarmi, ma altrove la situazione è peggiore. Negli Stati Uniti, per esempio. Chicago è oggi la città più infestata dalle cimici dei letti, mentre a New York una battaglia campale contro gli insetti l’ha solo fatta passare dal primo al secondo posto della classifica. A New York le cimici dei letti si erano diffuse al punto tale da colpire la sede del New York Times e l’ex ufficio di Bill Clinton. L’amministrazione comunale ha dovuto approvare un regolamento specifico per i proprietari di casa, che ora sono tenuti a informare i futuri locatari se ci sono state delle cimici nei dodici mesi precedenti alla firma del contratto.

Tutti uguali davanti alle cimici

In un rapporto di quasi trecento pagine pubblicato la scorsa estate, l’Anses ha diffuso per la prima volta i dati sull’impatto sanitario ma anche socioeconomico delle cimici dei letti. Primo dato: contrariamente a quanto si crede, la presenza di questi animali non corrisponde necessariamente a una mancanza d’igiene. Tutti possono essere vittime di un’infestazione. “È un fenomeno totalmente indipendente dalle classi sociali”, conferma Karine Fiore dell’Anses. Il livello di reddito è però importante rispetto agli alti costi da affrontare per debellare le cimici: in media 866 euro per abitazione.

Una battaglia costosa

Secondo i calcoli dell’Anses in media ogni anno in Francia si spendono 230 milioni di euro nella lotta contro le cimici dei letti. Dal 2017 al 2022 sono stati 1,4 miliardi di euro. L’agenzia chiede che sia obbligatorio dichiarare la presenza delle cimici dei letti nei propri appartamenti e la creazione di un fondo per i cittadini, automatico per le famiglie più povere.

Quanto al costo sanitario, nel 2019 ha raggiunto gli 83 milioni di euro, di cui 79 milioni dovuti a un peggioramento della qualità della vita, ai disturbi del sonno e agli effetti sulla salute mentale. A queste cifre bisogna aggiungere un milione di euro per i giorni d’assenza dal lavoro e tre milioni per le cure.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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