22 gennaio 2020 10:53

Thelonious Sphere Monk ha dato una forma tutta sua al jazz del dopoguerra. Era un pianista dallo stile poco ortodosso, duro e pieno di dissonanze a sorpresa. Era anche un compositore originalissimo, cosa che lo ha reso, dopo Duke Ellington, l’autore più registrato da altri musicisti nell’intera storia del jazz: un dato impressionante, se si pensa che scrisse una settantina di pezzi, mentre Ellington ne aveva scritti un migliaio. La #canzonedelgiorno dà il titolo al mio primo disco di Monk, capolavoro che mi fece entrare per la porta principale nel mondo di questo genio speciale. Ci sono Monk al piano, Ernie Henry al sax contralto, Sonny Rollins al tax tenore, Oscar Pettiford al contrabbasso e Max Roach alla batteria. I cinque si trovarono in studio il 15 ottobre del 1956 per registrarla, ma era talmente complicata che il gruppo ancora non ne era venuto a capo dopo averla suonata 25 volte. Orrin Keepnews combinò le diverse esecuzioni a bocce ferme per preparare l’album.

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