22 maggio 2020 15:10

Nel 2012 il pianista Igor Levit, che aveva 26 anni, pubblicò il suo primo disco: un album con le ultime cinque sonate di Beethoven, un vertice assoluto del repertorio. Qualcuno lo considerò un gesto arrogante. “Lo so”, commenta il pianista russo residente in Germania, “c’è questo atteggiamento secondo cui dovresti aspettare di avere 65 anni e aver visto la vita, il mondo e la sofferenza prima di poterti accostare al tardo Beethoven. Be’, io conosco dei ragazzi di 13 anni che hanno visto un livello di sofferenza del quale tutti questi ultrasessantenni eleganti e presuntuosi non hanno veramente una cazzo d’idea. Lasciatemi stare!”.

È solo una frase del lungo ritratto-intervista che il solito, insostituibile Alex Ross ha dedicato a Levit per il New Yorker. Il pianista è diventato una star globale del web da quando la sera del 12 marzo ha deciso di fare una diretta su Twitter con una performance musicale in diretta dal suo appartamento di Berlino. Ne ha fatte 52 prima di smettere: “Dovevo ricalibrarmi, sono stato un mese senza leggere neanche un libro. Intanto parlavano tutti di me e dei miei concerti da casa, un giornalista ha scritto che avevo creato ‘un caminetto per tutta la nazione’. Dio santo! Io volevo solo condividere qualcosa, fare qualcosa, anziché restarmene seduto da solo nel mio appartamento a guardare il mondo che crollava”.

Non avevo mai ascoltato Levit, avrei dovuto farne conoscenza a inizio aprile, quando avevo un biglietto per andarlo a sentire nel concerto per piano di Ferruccio Busoni, un lavoro monumentale e di difficoltà spaventosa. Ovviamente è stato annullato. “È tristissimo che sia saltato”, dice, “era la prima volta che lo suonavo. Sei mesi di lavoro e poi niente”.

La chiacchierata di Levit con Alex Ross è piena di cose interessanti, non solo quando parlano di musica classica: per esempio racconta gli attacchi che ha ricevuto dall’estrema destra, il suo incontro con Monica Lewinsky (“Splendida, sveglia, intelligente, sempre a fuoco. Una persona davvero supercarina”) o le sue passioni musicali del liceo (“Andavo sempre in giro con il walkman e praticamente sapevo tutto Eminem a memoria”).

Aspettando che mi ricapiti l’occasione di andarlo a sentite dal vivo, ho appena ordinato un po’ dei suoi dischi (ci sono cose insolite e stupefacenti, come la ciaccona per violino di Bach nella trascrizione per la mano sinistra di Brahmso le 36 variazioni su ¡El pueblo unido jamás será vencido! di Frederic Rzewski). E per le mie musiche da camera della settimana vi propongo la sua sonata op. 110 di Beethoven. C’è anche un video con l’ultimo movimento, dal vivo alla Bimhuis di Amsterdam. Il consiglio che vi do è di frugare online e trovarvi altra roba sua. È davvero sempre speciale.

Beethoven: le ultime cinque sonate
Igor Levit, piano
Sony Classical, 2013 (2 cd)

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