14 maggio 2012 08:30

Come la maggioranza degli israeliani, lunedì notte non sono rimasta sveglia per seguire il dibattito parlamentare sulle elezioni anticipate. E come la maggioranza degli israeliani, mi sono svegliata scoprendo che le elezioni erano state annullate.

Shaul Mofaz, leader del partito Kadima ( in teoria di centro ma in realtà di destra), ha unito le forze con il primo ministro Benjamin Netanyahu per formare un governo di coalizione. Il più solido della storia di Israele, con 94 deputati su 120 alla Knesset.

Non è una novità, in politica: due uomini che fino a ieri si accusavano di essere bugiardi e incapaci oggi sono grandi amici. Secondo un sondaggio pubblicato da Ha’aretz, il 63 per cento della popolazione è convinto che i due leader stiano perseguendo interessi personali e di partito, invece del bene comune. Ma quale sarebbe il bene comune? Preparare l’attacco all’Iran?

Oggi ai vertici della politica israeliana ci sono Netanyahu, Mofaz, Ehud Barak, Moshe Yaalon e Avi Dichter. Netanyahu è l’unico ad aver passato meno di cinque anni in servizio attivo nell’esercito. Barak, Mofaz e Yaalon hanno avuto una brillante carriera militare e Dichter ha guidato lo Shin Bet. Dei cinque, Mofaz è l’unico contrario all’attacco all’Iran, ma probabilmente ora cambierà idea.

L’accordo per allargare la coalizione spiega perché in Israele non ci sono mai stati colpi di stato militari: non ce n’è bisogno. Gli alti ufficiali hanno la strada spianata se vogliono arrivare ai vertici della politica.

*Traduzione di Andrea Sparacino.

Internazionale, numero 948, 11 maggio 2012*

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