15 ottobre 2018 16:45

Una cittadina statunitense si è iscritta all’Università ebraica. Il 2 ottobre è volata a Tel Aviv, come fanno ogni anno migliaia di studenti ebrei americani. Ma Lara al Qassem è di origine palestinese. I suoi nonni erano profughi di Haifa.

All’aeroporto le hanno detto che non poteva entrare in Israele perché sostiene il movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds). Ai funzionari è sfuggita una contraddizione evidente: come si può sostenere il Bds e allo stesso tempo voler frequentare un’università israeliana? Alcuni avvocati israeliani si sono appellati contro il provvedimento di espulsione. Da allora Al Qassem è in un centro di detenzione dell’aeroporto. Un giudice ha deciso che non deve essere liberata “finché non sarà esaminato il rischio che rappresenta per lo stato di Israele”. In passato Al Qassem ha sostenuto il boicottaggio dell’hummus Sabra (prodotto in un insediamento).

I suoi professori dell’Università della Florida hanno pubblicato articoli in cui la descrivono come una donna curiosa, che per capire meglio la realtà nel paese dei suoi nonni ha studiato l’ebraico e ha seguito lezioni nel centro di studi ebraici. L’Università ebraica, che di solito resta in silenzio davanti alle violazioni del diritto all’istruzione dei palestinesi, ha aderito all’appello contro la sua espulsione. Ora aspettiamo la decisione del giudice. Lara è pericolosa per lo stato di Israele? Per inciso, il nome del master a cui si era iscritta è Diritti umani e giustizia di transizione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è uscita il 12 ottobre 2018 nel numero 1277 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati

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