26 settembre 2017 11:22

Il metodo è fondamentale. Nel discorso sulla rifondazione dell’Unione che pronuncerà il pomeriggio del 25 settembre alla Sorbona, Emmanuel Macron dirà prima di tutto che non è più il caso di chiudersi in 27 alla ricerca di unanimità impossibili ma di andare avanti, con chi vuole farlo, su temi che possono mobilitare nuove energie e coinvolgere in seguito gli altri stati membri.

I trattati lo permettono. È già stato fatto su temi importanti come la moneta unica e lo spazio Schengen, che non hanno coinvolto tutti i paesi dell’Unione. Il presidente francese spiegherà che non si tratta di spaccare l’Unione ma di differenziarla prima di rafforzare la sua unità attorno a nuove politiche comuni che avranno prodotto i loro frutti. Emmanuel Macron metterà sul tavolo più di una mezza dozzina di proposte.

Dalle parole ai fatti?
Per prima cosa il presidente francese vorrebbe – il condizionale è d’obbligo perché non decide da solo e dovrà coinvolgere altre capitali – che l’eurozona avesse un bilancio unico e in seguito un ministro delle finanze comune. Macron proporrà che l’Unione costituisca un tribunale europeo per combattere meglio il terrorismo, che organizzi percorsi universitari comuni tra le migliori università per costruire le sue Harvard e Princeton, che si dedichi energicamente alla tassazione dei giganti dell’informatica e della vendita in rete e che il programma d’interscambio Erasmus non sia più limitato agli studenti ma esteso a tutti i giovani.

Presenterà l’idea di un’agenzia europea per l’innovazione e di una tassa europea sull’anidride carbonica, oltre ad avanzare nuove proposte sulla difesa. Chiederà un’armonizzazione fiscale e sociale dell’eurozona e dell’Unione oltre a politiche comuni sulla migrazione e lo sviluppo dell’Africa. La nuova Unione di Macron dovrebbe affrontare anche i problemi più concreti che gli europei non possono risolvere separatamente. Ma come si potrà passare dalle parole ai fatti?

È qui che interviene il metodo, quello della differenziazione. Emmanuel Macron inviterà gli stati che lo vogliono a costituire al più presto gruppi di lavoro sulle idee a cui vorranno dare corpo.

Certo, ma come la mettiamo con la Germania, quella Germania che oggi rischia di frenare sull’Europa a causa del frazionamento della sua politica? La Germania è diventata un problema, ma Macron non si rivolge soltanto a Berlino, quanto piuttosto a tutti e 26 i partner della Francia. Se la Germania non seguirà questa linea immediatamente, sarà comunque possibile cominciare a fare qualcosa senza i tedeschi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it