04 aprile 2021 10:11

Non credo sia mai esistito, in epoca moderna, un periodo di tempo più lungo in cui i corrispondenti dall’estero sono stati così irrilevanti. Forse pensavate di conoscere tutti i sintomi del covid-19, ma posso assicurarvi che ne esiste un altro: provoca anche chiusura mentale. Oggi le storie dominanti, nei mezzi d’informazione di tutto il mondo, sono il numero di casi, i decessi, le vaccinazioni, l’eroismo, il panico, gli scandali, i contrattempi, le dicerie, le leggende urbane e le recriminazioni sugli effetti dell’epidemia sui nostri paesi. Le notizie interne sono tutto, e chi fa il corrispondente dall’estero potrebbe tranquillamente fare di tutto senza essere notato.

Spero che sia una situazione temporanea ma, se non lo fosse e i corrispondenti dall’estero fossero destinati a fare la fine del dodo e del piccione viaggiatore, mi piacerebbe parlarvi di quest’interessantissimo tipo di giornalisti. E se c’è una caratteristica che condividono, non sono tanto le loro abilità professionali (che variano) quanto le loro spesso irregolari vite private.

Vivere in paesi stranieri, con o senza la propria famiglia, permette di avere relazioni sentimentali e di trascorrere la notte con modalità flessibili, due opportunità a cui i corrispondenti dall’estero difficilmente rinunciano. Il risultato è che spesso molte delle sfide più urgenti che si trovano a gestire non è scoprire storie e scrivere articoli, ma tenere segrete le loro piccole avventure.

Strade diverse
Niente illustra meglio questo concetto di una saga che coinvolse due giornalisti inglesi: Harold Bower, 37 anni, e Savile Morton, 41. I due erano amici a Cambridge ed entrambi, dopo varie esperienze con attività che gli evitavano lo spiacevole compito di guadagnarsi effettivamente da vivere, divennero giornalisti. Qui finiscono le somiglianze. Bower portò avanti tranquillamente la sua carriera, si sposò con la figlia di un pastore, di nome Frances, ed ebbe dei figli. Morton intraprese una strada più avventurosa, preferendo intrattenersi con le donne di altri uomini. Si trasferì da Cambridge a Roma, dove si dilettò a fare l’artista, prima di cominciare un’esistenza nomade come corrispondente estero, andando a Costantinopoli, Madrid, Lisbona e in altri luoghi.

Conosceva Dickens ed era amico del poeta lord Alfred Tennyson e del romanziere William Thackeray. Quest’ultimo lo riteneva una compagnia gradevole, anche se volubile. “Morton”, scrisse, “è sempre invischiato in qualche avventura femminile. Appena sento che è interessato a una donna, mi dispiace per lei. Le desidera ardentemente, e poi le abbandona. Il suo comportamento con le donne è scioccante”.

Una delle sue seduzioni più note fu quella della cortigiana e ballerina Lola Montez, già amante di re Ludwig I di Bavaria (padre di Ludwig II, che costruì castelli fiabeschi con un’opulenza tale da ridurlo in bancarotta). Morton sfidò a duello un aristocratico francese, il conte Roger de Beauvoir, per Lola, e si batté a duello con l’indignato “protettore” di una sua altra amica. Thackeray scrisse: “Morton è un genio nel ficcarsi nei guai. La cosa sorprendente è che sia sopravvissuto quarant’anni senza farsi ammazzare”.

Bower si precipitò immediatamente nella sala da pranzo in cui era seduto Morton. Afferrò un coltello da cucina e glielo puntò contro

Il suo ultimo duello ebbe luogo nel 1851 a Parigi, dove Morton lavorava come corrispondente del giornale londinese Morning Advertiser. Anche il suo vecchio amico Bower viveva in città, come corrispondente parigino del Morning Post. Il loro rapporto era apparentemente amichevole e quando, occasionalmente, Bower aveva bisogno di tornare in Inghilterra, Morton si preoccupava sempre di vegliare sulla signora Bower. La famiglia di lui conosceva quella di lei fin dall’infanzia. Immagino che fosse per questo motivo che Bower – a sua volta non estraneo all’infedeltà coniugale – sentiva di potersi fidare di un navigato dongiovanni come Morton per sorvegliare la moglie durante le sue assenze. Ma il suo errore scatenò conseguenze fatali.

Nel settembre 1852 Frances Bower diede alla luce un bambino nella sua casa di rue de Seine. Il parto fu difficile e la donna fu colpita da febbre e attacchi di delirio nelle settimane successive. Chiese che Morton la raggiungesse e si trattenesse con lei. Questo avrebbe potuto confermare i sospetti che Bower aveva tardivamente cominciato ad avere a proposito dell’amico e della moglie, ma così non fu. Poi, il 1 ottobre, mentre Morton aspettava in una stanza adiacente, Frances Bower convocò il marito al suo capezzale e gli disse: “il bambino non è tuo, ma di Morton”.

Bower si precipitò immediatamente nella sala da pranzo in cui era seduto Morton. Afferrò un coltello da cucina e glielo puntò contro. Morton fuggì, e Bower lo inseguì. Sua madre afferrò il vestito del figlio nel tentativo di calmarlo, ma senza successo. Il cappotto si strappò, l’anziana signora cadde a terra, ma Bower fu a malapena rallentato nel suo tentativo rabbioso di acciuffare Morton. Corse giù dalle scale che Morton aveva imboccato, lo raggiunse e gli conficcò il coltello nel collo, dietro all’orecchio sinistro. Morton cadde a terra con l’arteria della carotide recisa, e morì dopo pochi minuti. Bower risalì al piano superiore del suo appartamento, si cambiò d’abito, prese un po’ di denaro e, con l’aiuto del cuoco, uscì dalla porta posteriore e fuggì in Inghilterra. Rimase nel paese solo poco tempo, facendo presto ritorno a Parigi, dove fu processato per omicidio.

Ma nella Francia di allora i mariti che uccidevano i seduttori (e occasionalmente anche il contrario) erano visti con una certa benevolenza. Bower fu così scagionato e uscì dal tribunale libero di riprendere la sua carriera. E così fece, con una sorprendente svolta. Poche settimane dopo il Morning Advertiser gli offrì quello che era stato l’incarico di Morton, facendo così di lui uno dei pochi assassini della storia a essere ricompensati con il posto di lavoro della vittima.

Frances Bower, distrutta dal dolore, tornò in Inghilterra con il figlio e morì appena quattro anni dopo il suo amante. Bower rimase a Parigi, dove lavorò per il giornale fino alla sua morte, avvenuta nel 1884 all’età di 69 anni. Il bambino che scatenò questa serie di eventi – di nome Charles – non si sposò mai, e visse tranquillamente con il denaro di famiglia fino alla sua morte, nel 1918.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it