09 settembre 2020 14:12

Sono le notizie più noiose e meno urgenti. La maggior parte dei giornali israeliani non si degna neppure di pubblicarle. Sono considerate alla pari di un autobus che precipita in un fiume in Nepal, delle vittime della guerra civile in Ciad o dei minatori intrappolati in Siberia.

Così funziona per le vittime dell’ennesimo attacco aereo israeliano in Siria. Chi ne ha sentito parlare? Chi ne sa qualcosa, a chi interessa? Chi ha la forza di approfondire la faccenda? I corrispondenti militari ripetono a pappagallo, come al solito, affermazioni senza fondamento dettate da portavoce militari, i giornalisti che si occupano di questioni diplomatiche festeggiano negli Emirati Arabi Uniti. Intanto la sera di lunedì 31 agosto altre undici persone sono state uccise durante un’incursione nel sud della Siria, attribuita a Israele. La sera del 2 settembre Damasco ha riferito di un altro attacco.

Secondo il Centro per i diritti umani di Damasco, tre delle vittime erano soldati siriani e sette erano “agenti delle milizie iraniane”, il che automaticamente giustifica qualsiasi bombardamento. Anche una donna che abitava in un villaggio è rimasta uccisa, e suo marito ferito. Ma sono cose che succedono, dopo tutto. Una donna che muore in Siria è proprio una non notizia.

Cortina di fumo
Sono davvero essenziali questi attacchi? Qual è il loro obiettivo? Quali rischi comportano? Cosa viene bombardato e perché? È l’Iran, sapete. Tutto è avvolto da una cortina di fumo impenetrabile, mentre la stampa israeliana collabora apertamente e con gioia, senza che nessuno si fermi un attimo a fare domande o ad aprire una discussione. Il sole sorge a est, Israele bombarda la Siria. Cosa c’è di poco chiaro? Cosa è necessario spiegare? Solo chi non capisce nulla o non sa nulla osa fare domande.

In risposta all’attacco del 31 settembre, il portavoce dell’esercito ha dichiarato: “Le forze armate israeliane lavorano giorno e notte per garantire che gli obiettivi strategici nel nord siano raggiunti in maniera appropriata”. A quanto pare queste chiacchiere ci bastano. È difficile pensare a un peggiore insulto all’intelligenza. Dopo tutto l’esercito israeliano lavora giorno e notte anche in Cisgiordania, con risultati e un modus operandi che conosciamo bene, quindi la stampa e l’opinione pubblica si berranno qualsiasi cosa. Fintanto che a nessun soldato israeliano sarà torto un capello, non c’è niente d’interessante. Continuate così, bombardate la Siria, bombardate il Libano, bombardate l’Iran, bombardate Gaza, a vostro piacimento.

Fintanto che a nessun soldato israeliano sarà torto un capello, non c’è niente d’interessante

Ogni poche settimane c’è un attacco aereo in Siria, di solito con esiti letali. Il 20 luglio sono stati segnalati cinque morti in un bombardamento a Damasco. Il 23 giugno cinque iraniani e due siriani sono stati uccisi in un attacco attribuito a Israele. Il 4 giugno ci sono state nove vittime quando alcuni aerei da guerra hanno bombardato dallo spazio aereo libanese. L’azione è stata attribuita a Israele, non al Lussemburgo. Il 7 febbraio il ministero della difesa russo ha annunciato che un attacco dell’esercito israeliano a Damasco aveva messo in pericolo un aereo di linea con 172 persone a bordo. Tre mesi prima era stata data la notizia di 23 morti e decine di feriti dopo un’altra incursione aerea attribuita a Israele.

Provate a immaginare undici vittime israeliane, tre soldati e sette componenti di una milizia di coloni, morti in un attacco aereo siriano, in un rovesciamento di quello che è successo in Siria la settimana scorsa. Ne scaturirebbe una guerra. Ma undici siriani morti in un bombardamento israeliano, chi li conta? Immaginate un costante spargimento di sangue, con decine di vittime israeliane nell’arco di vari mesi. Israele non lo accetterebbe mai, e avrebbe ragione. Ma se accade in Siria va tutto bene. E continuerà finché Israele sarà in grado di farlo. Continuerà finché Israele non pagherà per i suoi attacchi.

Israele è determinato a evitare che l’Iran prenda piede in Siria. Gli attacchi contribuiscono a questo obiettivo? In che modo? La possibilità che Israele un giorno paghi un prezzo terribile per tutti questi atti di guerra non viene nemmeno preso in considerazione. È l’arroganza israeliana, che spesso paga. Spesso, ma non sempre.

Decisioni fatidiche come queste non possono essere tenute nella totale oscurità. Non possono essere lasciate nelle mani di pochi politici, funzionari dei servizi segreti, piloti e generali. Dopo tutto abbiamo imparato in molti settori che non possiamo fidarci ciecamente di loro. E allora com’è possibile che, quando si parla di guerra e pace, chiudiamo gli occhi e ci abbandoniamo completamente tra le loro braccia? Continuate pure a bombardare in Siria. Ci fidiamo di voi. Andrà tutto bene.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato su Haaretz.

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