14 luglio 2021 17:10

Emanuele Coccia
Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità
Einaudi, 132 pagine, 15 euro

Secondo Emanuele Coccia la pandemia ha accelerato alcuni processi che erano già in corso: l’allontanamento del lavoro dallo spazio pubblico che gli aveva attribuito la modernità e la domesticizzazione delle relazioni interpersonali, avviata dai social network. Insomma, impedendoci di uscire, il covid-19 ci ha fatto capire quanto, rispetto alla “città”, che a lungo è stato il termine essenziale con cui abbiamo pensato la nostra vita in comune, stia guadagnando terreno la “casa”. I tempi sono dunque maturi per riflettere su cosa significhi “casa” .

Coccia lo fa in dodici capitoli, dedicati a spazi (il bagno, la cucina) o elementi domestici (gli armadi, gli animali). Partendo dalle proprie esperienze (tanti traslochi, alcuni ricordi d’infanzia, l’arrivo di una figlia) propone la tesi per cui la casa è lo strumento fondamentale con cui stiamo al mondo, il mezzo che ci permette di adattarci al pianeta che abitiamo e di adeguarlo alle nostre esigenze per mezzo di trasformazioni che sono l’essenza della vita. Questo approccio gli permette di tornare su temi affrontati nei libri precedenti (l’interazione tra persone e cose e tra specie e ambiente attraverso scambi che trasformano tutto in tutto e scardinano ogni identità), qui riassunti nella nozione di “gemellanza”, il “condensato del rapporto che unisce” tutto ciò che esiste, che una casa rende concepibile.

Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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