20 aprile 2020 16:00

Vado dritta al dunque e confesso la mia colpevolezza: non ho una logica particolare nell’ordinare i libri. I miei amici, anche quelli con le case più disordinate, applicano complicati sistemi deweyani: ordinano i loro libri per classi fondamentali, per generi, e di qui suddividono ogni sezione per ordine alfabetico, libri letti a cui seguono quelli da leggere e quelli ancora non inseriti nel calendario di lettura. Altri applicano classificazioni in base a colori, grandezze, case editrici. Nella mia libreria invece non c’è nessun criterio: Einstein è accanto a Kerouac, Stefano Benni è schiacciato tra un manuale di urbanistica di Le Corbusier e la biografia di Nina Simone, Saramago spalleggia Doyle a destra e il catalogo di piante officinali a sinistra. Ora, vista la quarantena, vorrei darmi da fare e riordinare la mia libreria. L’ansia mi assale. Come devo comportarmi? Quale logica dovrò applicare tra le infinite possibilità esistenti?

-Caterina

Cara Caterina,
Luciano Bianciardi confessava di invidiare le scarpe dei cardinali, “che sono agili di fiosso, morbide di spunterbo e larghe, sì che le dita ci stanno ben distese e slargate nelle calze di seta rossa”, a differenza di quelle che siamo costretti a calzare noialtri laici, “funestati dalle punte strette e tigliose delle scarpe che fabbricano in serie non sulla forma del piede, ma sulla Fussgestalt, certi calzolari hegeliani”. Contro questo giacobinismo delle scarpe, e più in generale dell’abbigliamento, Bernard Rudofsky aveva scritto un libro straordinario per intelligenza e umorismo, Il corpo incompiuto, la cui prima edizione precede di una quindicina d’anni La vita agra.

Rudofsky partiva da un’osservazione molto semplice dell’anatomia del piede umano:

Guardiamolo con attenzione: l’alluce si protende da due a cinque centimetri oltre il quinto dito. Non solo, ma le dita si allargano come un ventaglio. Invece, a guardare la forma della scarpa, ci si aspetterebbe che le dita convergessero sulla punta e non verso il tallone. È quindi ovvio, anche per l’osservatore più distratto, che per conformarsi alla linea di una scarpa l’alluce dovrebbe essere al posto del terzo dito, cioè al centro.
I fabbricanti di scarpe si sono dimostrati ammirevolmente pazienti con la natura. Anche se (o proprio perché) non esistono piedi che corrispondano ai loro ideali commerciali sull’anatomia, continuano ostinatamente a produrre scarpe simmetriche. E benché nel corso del tempo i piedi dei loro clienti non siano cambiati, non risparmiano fatiche né spese per presentare in ogni nuova stagione una nuova scarpa (simmetrica) per lo stesso vecchio piede.

Ne concludeva che “l’idea stessa di scarpa moderna non ammette soluzioni intelligenti: non è fatta per conformarsi a un piede umano, ma a una sagoma di legno la cui forma viene decisa dai capricci del designer”. E illustrava il ragionamento con disegni piuttosto spaventosi che riproducevano “il sogno irrealizzato dei creatori di scarpe”. Sembrano zampe di creature aliene.

Forse hai capito dove voglio arrivare. Non devi inseguire nessun ideale astratto di biblioteca, nessun sogno deweyano della ragione, nessuna Bibliotheksgestalt hegeliana: l’ordine giusto è quello che ti consente di trovare i libri quando li cerchi. Saramago siede alla destra del catalogo delle piante officinali? Bene, lascialo lì: risparmierai alla tua mente la fatica di percorrere inutili passaggi (letteratura – moderna e contemporanea – narrativa – scrittori lusofoni – lettera S) e in pochi secondi sarai immersa nella lettura, come il cardinale nella sua scarpa.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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