25 luglio 2018 15:30

“Non abbiamo altra scelta”, aveva precisato l’ex primo ministro pachistano Nawaz Sharif a maggio. “Questi giochi sono durati fin troppo. Qualcosa deve cambiare”. Dopo quelle dichiarazioni, Nawaz era partito per stare vicino alla moglie Kusloom, colpita da un tumore e tenuta in vita dai macchinari in un ospedale inglese. La settimana scorsa, però, Nawaz e la figlia Maryam sono tornati in Pakistan per scontare una condanna carceraria emessa da un tribunale pachistano.

Qual è il motivo della decisione di Nawaz? L’ex primo ministro rischia di non rivedere più la moglie, e tra l’altro l’esercito pachistano non aveva intenzione di riportarlo con la forza nel paese se avesse deciso di restare in esilio. Alla famiglia non mancano certo le risorse economiche (tra cui quattro appartamenti di lusso su Park lane, una delle strade più raffinate di Londra) e Nawaz avrebbe potuto godersi un comodo pensionamento lontano dal mondo brutale della politica pachistana.

Nawaz è tornato a casa insieme a Maryam – devono scontare rispettivamente dieci e sette anni di carcere – perché il suo partito, la Lega musulmana pachistana-Nawaz (Pml-N), potrebbe ottenere seggi sufficienti per formare una coalizione con l’altra forza di opposizione antimilitare, il Partito popolare pachistano (Ppp).

Tenere testa all’esercito
Il Ppp è guidato da Bilawal Bhutto Zardari, 29 anni, figlio e nipote di due ex primi ministri. Sua madre, Benazir Bhutto, è stata uccisa in un attentato terroristico che potrebbe essere stato orchestrato da alcuni ufficiali dell’onnipotente esercito pachistano. Suo nonno, Zulfikar Ali Bhutto, è stato impiccato da uno dei dittatori militari del Pakistan. Evidentemente Bilawal non nutre un grande amore per l’esercito.

Il Ppp, il cui sostegno politico è sostanzialmente confinato alla provincia di Sindh e alle aree più povere e rurali, probabilmente arriverà al terzo posto alle prossime elezioni, dietro al partito di Nawaz Sharif e al partito filomilitare guidato dall’ex stella internazionale del cricket Imran Khan. Tuttavia i voti combinati del Ppp e del Pml-N potrebbero bastare a ottenere più seggi in parlamento rispetto al Movimento per la giustizia (Pti) di Khan. In questo caso, i due partiti potrebbero formare una coalizione di governo capace di tenere testa all’esercito.

Il processo contro Nawaz Sharif e i suoi figli probabilmente è stato montato dai militari

Dal carcere Nawaz Sharif non può candidarsi, ma suo fratello Shahbaz Sharif, attualmente alla guida del Pml-N, potrebbe diventare il prossimo primo ministro. A quel punto la condanna nei confronti di Nawaz potrebbe essere ribaltata in appello. Per ricorrere in appello, però, Nawaz doveva prima presentarsi alle autorità e andare in galera. Cosa che ha fatto, almeno per il momento.

Nawaz avrebbe ottime possibilità di vincere l’appello, se i militari non interverranno. Le prove contro di lui, infatti, sono deboli. Il fatto che un migliaio di famiglie pachistane particolarmente ricche, in gran parte composte da proprietari terrieri semifeudali, domini la politica di un paese con una popolazione di quasi 200 milioni di abitanti al livello sia nazionale sia locale è assurdo e vergognoso. Ma non è illegale.

La maggior parte di queste famiglie conserva le proprie ricchezze all’estero. Circa la metà possiede una casa di lusso a Londra. La famiglia di Nawaz si è rivolta a una società di Panama per gestire le sue proprietà all’estero. I dettagli dell’operazione sono stati rivelati con la pubblicazione dei Panama papers.

Il processo contro Nawaz Sharif e i suoi figli, probabilmente montato dai militari, si è basato sull’accusa di possedere risorse sproporzionate rispetto al suo reddito. L’anno scorso un tribunale anticorruzione, probabilmente sotto pressione dell’esercito, l’ha destituito dalla carica di primo ministro. Un altro tribunale ha emesso la condanna carceraria. Ma è una sentenza traballante.

Quando a marzo un giornalista di Geo, principale canale televisivo pachistano che si occupa di notizie, ha dimostrato che le premesse per la destituzione di Nawaz erano “estremamente deboli”, il canale è stato chiuso, quasi certamente su richiesta dell’esercito.

A maggio, il più antico e influente giornale del paese, Dawn, ha pubblicato un’intervista in cui Nawaz metteva in dubbio la scelta dei militari pachistani di “permettere” a un gruppo di militanti di andare in India e uccidere 150 persone a Mumbai nel 2008. La distribuzione di Dawn è stata immediatamente sospesa in gran parte della aree urbane del Pakistan controllate dal colosso immobiliare dell’esercito, l’Autorità per gli alloggi della difesa.

Le prossime elezioni stabiliranno se in Pakistan l’esercito continuerà a prevalere sui politici civili

Le altre testate pachistane, un tempo particolarmente vivaci, sono ormai completamente intimidite e non hanno voluto nemmeno riportare la notizia della censura di Geo e Dawn. Circa 17mila attivisti del Pml-N devono affrontare un processo penale per aver violato imprecisate regole elettorali. Eppure, a meno che l’esercito non interferisca direttamente con il conteggio dei voti (rischiando di scatenare proteste di massa) Nawaz Sharif potrebbe riconquistare il potere.

“C’è stata un’epoca in cui dicevamo che l’esercito era uno stato nello stato. Ora è uno stato al di sopra dello stato”, ha osservato Nawaz. Le prossime elezioni stabiliranno se in Pakistan l’esercito continuerà a prevalere sui politici civili e riuscirà a conservare l’enorme impero economico che garantisce agli alti ufficiali un pensionamento d’oro.

Per giustificare la sua posizione privilegiata, l’esercito ha bisogno di far credere all’esistenza di una grande minaccia che ha bisogno di una difesa militare: per questo sostiene diversi gruppi militanti in modo che portino avanti la guerriglia in Afghanistan e il conflitto permanente con l’India. Ogni volta che un politico civile ha conquistato il potere, ha sempre cercato di normalizzare i rapporti con l’India. In molti casi (incluso quello di Nawaz, nel 1999) i militari hanno risposto rovesciando il governo civile.

La posta in gioco in queste elezioni è la pace nel subcontinente indiano e la liberazione del Pakistan dal fardello dell’esercito, senza il quale potrebbe finalmente pareggiare l’alto tasso di crescita economica dell’India. In questo momento sembra possibile che i partiti non asserviti ai militari possano vincere.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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