08 marzo 2007 14:30

L’inverno scorso la notizia che il prezzo del gas sarebbe potuto aumentare del 25 per cento ha fatto venire i brividi ai cittadini britannici, ma ha rallegrato gli ambientalisti. L’aumento dei prezzi è sicuramente il modo più efficace per spingere le persone a riflettere sull’energia che sprecano e sul suo impatto ambientale.

La prospettiva di un rincaro riuscirà finalmente a convincere le persone a ridurre il consumo di energia? E spingerli ad adottare accorgimenti come l’isolamento termico delle abitazioni e l’acquisto di caldaie più efficienti?

È possibile che l’aumento del prezzo del metano ci convinca a non dipendere più dai combustibili fossili e a favorire lo sviluppo di alternative più pulite e rinnovabili? Ciò che spesso sfugge ai consumatori esasperati dall’aumento delle bollette è che il prezzo del gas è rimasto bloccato per molto tempo.

Secondo il ministero del commercio e dell’industria britannico, nel 2003 ha toccato il livello più basso degli ultimi trent’anni, grazie anche alla privatizzazione del mercato dell’energia decisa oltre quindici anni fa.

Ma dal 2003 la situazione è cambiata rapidamente: la disponibilità di energia in Gran Bretagna è stata ridotta dalla diminuzione delle forniture provenienti dall’Europa e dal fatto che i giacimenti del Mare del Nord si stanno esaurendo più velocemente del previsto. Per questo motivo, nel giro di tre anni il prezzo all’ingrosso del metano è più che triplicato.

La domanda di gas però continua a crescere. Oggi nelle case britanniche la temperatura supera in media i 20 gradi, mentre nel 1970 era di appena 12,6. Certo, nessuno è più abituato a una temperatura così bassa, ma è anche vero che molti per rinfrescare una stanza in pieno inverno aprono la finestra invece di abbassare i termosifoni. Il riscaldamento costa ancora così poco che si fanno degli sprechi senza pensarci due volte.

Anche l’installazione dei sistemi di riscaldamento centralizzati, negli ultimi trent’anni, ha contribuito a farci cambiare abitudini. Termostati e timer ci hanno impigrito, e spesso passiamo tutto l’inverno senza cambiare le loro impostazioni, mentre prima eravamo abituati a riscaldare la casa e l’acqua in base alle reali necessità di ogni giorno.

C’è da sperare che, con l’ impennata dei costi, l’era dell’energia a prezzi stracciati sia finita, e che tutti tornino a riflettere seriamente sulla produzione, l’uso e il risparmio di energia. Oltre un terzo del consumo energetico della Gran Bretagna serve a riscaldare e a fornire elettricità alle abitazioni private e questa percentuale, come quella dell’energia usata per i trasporti, è in costante aumento.

Promuovere il risparmio energetico è anche un modo per mettere in difficoltà chi vuole costruire a tutti i costi qualche nuova centrale nucleare prima di aver sfruttato ed esaurito ogni alternativa.

Molti analisti del settore comunque prevedono che gli aumenti avranno vita breve, e che i prezzi scenderanno rapidamente quando entreranno in funzione nuove infrastrutture: quando, per esempio, raddoppierà la capacità di trasporto del gasdotto Bacton-Zeebrugge tra Norfolk e il Belgio e saranno completati i nuovi rigassificatori (impianti che riconvertono il gas trasportato via mare dalla forma liquida a quella gassosa) di Milford Haven.

Vale comunque la pena ricordare che notizie come quella degli aumenti del prezzo del gas o dell’elettricità vanno sempre contestualizzate storicamente: qualche volta infatti si tratta di informazioni che vengono diffuse dal governo alla vigilia del varo di una legge finanziaria, con lo scopo di influenzare l’opinione pubblica.

Come ha sottolineato però Age concern (un’associazione che si occupa di diritti dei pensionati), è importante ricordare che l’aumento dei prezzi potrebbe avere un effetto devastante per chi fa fatica ad arrivare a fine mese, cioè per quelle famiglie che già spendono più del 10 per cento delle loro entrate per pagare le bollette del riscaldamento e dell’elettricità.

Il ministero del commercio e dell’industria britannico sostiene che almeno 1,5 milioni di famiglie potrebbero trovarsi in queste condizioni. A loro disposizione ci sono i sussidi e gli incentivi per migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni, ma è chiaro che per aiutarli a fronteggiare la situazione ci sarà bisogno di altri fondi e di provvedimenti più incisivi. Questi interventi dovrebbero però rientrare in un piano nazionale di risparmio energetico più ampio.

Pochi giorni dopo essere stata eletta cancelliere della Germania, nel 2005, Angela Merkel aveva annunciato che per i prossimi vent’anni avrebbe finanziato il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici costruiti prima del 1978. È un buon esempio che tutti i paesi dovrebbero seguire. Mentre aspettiamo che succeda anche in Gran Bretagna e nel resto d’Europa, possiamo solo sperare che il mercato faccia il lavoro al posto dei politici.

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