Da qualche parte nell’est della Francia circa 2.300 militari ucraini stanno seguendo un percorso di addestramento speciale. Insieme a 1.500 soldati francesi hanno ricostituito un campo di battaglia ucraino, con trincee identiche a quelle scavate nel Donbass, il ronzio dei droni sopra le loro teste e le esplosioni dell’artiglieria.

Questa futura brigata ucraina sta imparando a usare armamenti francesi, compreso il cannone Caesar, che ritroverà al suo ritorno in Ucraina all’inizio del 2025. Nello stesso momento arriveranno i primi aerei Mirage, su cui i piloti ucraini si stanno esercitando in Francia. Scene simili si vedono in altri paesi della Nato nello sforzo dell’alleanza atlantica di sostenere Kiev.

A due anni e mezzo dall’invasione russa, questa macchina logistica e finanziaria occidentale permette all’esercito ucraino di tenere testa a un avversario teoricamente più potente. Ma riusciranno gli ucraini a vincere? La domanda è al centro del viaggio di Volodymyr Zelenskyj, che attualmente si trova in Francia e l’11 ottobre arriverà in Germania.

Il presidente ucraino presenta ai suoi alleati quello che chiama “piano per la vittoria”. Ma non è stato fortunato: il ciclone Milton, che sta devastando la Florida, ha costretto Joe Biden ad annullare la sua partecipazione a un’importante riunione prevista il 14 ottobre a Ramstein, in Germania, con il presidente ucraino e i leader europei.

L’ombra di Donald Trump aleggia sulla questione ucraina. L’ex presidente ha rimproverato all’amministrazione Biden di non aiutare le vittime dell’uragano preferendo inviare “decine di miliardi a paesi stranieri di cui la maggior parte degli americani non ha mai sentito parlare”. Biden ha cancellato il suo viaggio per non facilitare la propaganda di Trump, ma a pagarne le conseguenze è l’Ucraina.

Il cosiddetto piano per la vittoria di Zelensky è pronto da diverse settimane, ma ha bisogno della partecipazione degli alleati per essere messo in pratica. L’ambiguità del progetto risiede nella definizione del concetto di “vittoria”. Non conosciamo ancora i dettagli, ma non si parla (più) di una vittoria militare che consisterebbe nel cacciare i russi dai territori ucraini, perché non è un obiettivo realistico e gli ucraini lo hanno capito, anche se non vogliono ammetterlo pubblicamente.

La speranza, invece, è quella di dare all’Ucraina i mezzi per cambiare il rapporto di forze e costringere la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati in condizioni favorevoli a Kiev. Non è esattamente la stessa cosa. Per arrivare a una conclusione accettabile serviranno compromessi e dunque sacrifici da parte dell’Ucraina.

Le ragioni di questo realismo sono l’aggressività militare russa, la stanchezza della popolazione ucraina (come attestano le difficoltà nel reclutamento) e la reticenza degli occidentali ad assumersi troppi rischi nello scontro (anche se solo indiretto) con una Russia in possesso di armi atomiche.

Sul fronte occidentale si ritiene che perfino Kamala Harris vedrebbe di buon occhio un negoziato per mettere fine a questa guerra costosa in termini di vite e anche di dollari, a condizione che Kiev modifichi il rapporto di forze con il suo piano per la vittoria. Sempre che gli occidentali accettino di sostenerlo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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