10 ottobre 2012 09:00

Le carceri italiane possono ospitare al massimo 46mila persone. Ma i detenuti delle nostre prigioni sono circa 66mila, cioè ventimila in più. La storia si ripete. Le prigioni italiane sono ben oltre il punto di saturazione e puntualmente si torna a parlare di amnistie e indulti.

Il numero dei crimini (e quindi dei detenuti) è quadruplicato dal dopoguerra a oggi senza che si sia pensato di aumentare la capienza carceraria. Questa situazione ha prodotto uno squilibrio strutturale tra ingressi e uscite dalle prigioni italiane che porta a un inevitabile sovraffollamento. Un carcere sovraffollato viola i diritti civili dei detenuti e di conseguenza crea ostacoli seri alla loro rieducazione.

Anche per questo la costruzione di nuove carceri, concepite con l’intento di creare un ambiente rieducativo, è un elemento da valutare positivamente. Il problema sta nella scarsità dei fondi pubblici, ma anche nella miopia dei governi degli ultimi trent’anni. Costruire carceri costa e i benefici si vedono solo dopo molti anni. E magari sono raccolti da forze politiche di uno schieramento diverso. Ecco allora che si parla di indulti e amnistie per “svuotare le carceri”.

Che fare quindi? Come ha osservato Giovanni Mastrobuoni su lavoce.info, le soluzioni valide non mancano: dal braccialetto elettronico per i condannati meno pericolosi alla depenalizzazione di alcuni tipi di reati. E se proprio ci deve essere un’amnistia, dovrebbe escludere almeno i detenuti recidivi.

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