13 marzo 2013 09:00

Nel 2012 i prestiti alle imprese sono calati dell’1,3 per cento nell’eurozona. L’opinione comune è che la responsabilità sia da attribuire alla politica monetaria della Banca centrale europea (Bce), considerata troppo timida. I fatti, però, dimostrano il contrario.

Nel 2008 la Bce ha lanciato le operazioni “a rubinetto” per fornire liquidità illimitata alle banche: prestiti a tasso fisso (0,75 per cento), per i quali la tradizionale scadenza settimanale è stata progressivamente allungata fino a tre anni. Anche i criteri di accettazione delle garanzie offerte dalle banche sono stati allentati. In questo modo la liquidità si è rivelata così abbondante che molte banche hanno restituito i prestiti in anticipo. La notevole iniezione di denaro non si è però trasformata in crediti per le imprese: i banchieri hanno preferito restare prudenti e prestare poco alle aziende che, colpite dalla crisi, diventano insolventi con più frequenza.

Come nota Angelo Baglioni su lavoce.info, la Bce non può imporre alle banche di prestare soldi alle imprese. Può introdurre incentivi, ma non è detto che funzionino. Per questo nel luglio del 2012, la Bank of England ha permesso alle banche di prendere a prestito denaro a un tasso d’interesse basso solo se dimostrano che stanno aumentando i prestiti alle imprese. In caso contrario, il tasso applicato aumenta progressivamente. Ci vorrà del tempo per capire se il programma funziona e gli incentivi contrastano la crescente avversione al rischio dei banchieri. Finora non sembra finita la tendenza al calo dei prestiti alle imprese, mentre sono ripartiti i mutui immobiliari.

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