07 luglio 2011 00:00

Gli abbandoni prima del termine degli studi secondari superiori colpiscono tutti i paesi ricchi. Bisognerebbe ripensare a fondo il funzionamento degli studi mediosuperiori, come chiedeva (dal 1969!) Aldo Visalberghi e chiedono ora altri, da Fabrice Hervieu-Wane a François Dubet. In Europa gli abbandonanti sarebbero il 14,4 per cento, e l’Italia ha abbandoni tra i più alti in Europa, dopo Malta, Spagna, Grecia. Ora per l’Italia il rapporto annuale di Tuttoscuola dà cifre precise e allarmanti. Dal 2000 nelle scuole statali ogni anno gli abbandoni prima del diploma sono più del 30 per cento. Dei 616.645 iscritti al primo anno nel 2005 ne sono restati fino al quinto anno, nel 2010, 420.872. Circa un terzo dei fuggitivi va negli oscuri meandri delle scuole private a conquistarsi un titolo.

Ma ogni anno 120mila vanno a ingrossare l’esercito dei neet (not in education, employment or training). Avvistati fin dagli anni novanta in due paesi con alto tasso di scolarità e occupazione, Gran Bretagna e Giappone (qui ora quasi un milione), i neet mettono in discussione la funzionalità dei sistemi scolastici mediosuperiori, ma anche le politiche del lavoro giovanile nelle società ricche. Negli ultimi anni i neet italiani tra 15 e 29 anni sono circa due milioni, oltre il 21 per cento delle leve anagrafiche (il 24,4 per cento per le ragazze), superati solo da bulgari e romeni. Il costo economico e sociale è enorme. Una secondaria superiore ripensata potrà, potrebbe molto, ma non da sola e non tutto. 

*Internazionale, numero 905, 8 luglio 2011 *

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