Menahem Kahana, Afp

L’11 dicembre l’esercito israeliano ha intensificato la sua offensiva nella Striscia di Gaza dopo che Hamas ha affermato che non rilascerà ostaggi “in vita” senza un negoziato.

La sera del 10 dicembre un giornalista dell’Afp ha riferito di potenti raid aerei sulla città di Khan Yunis, nel sud della Striscia. Il ministero della salute di Hamas ha invece affermato che decine di palestinesi sono morti nei bombardamenti notturni.

La Jihad islamica, un gruppo armato palestinese, ha affermato che uno dei suoi combattenti ha fatto esplodere una casa nella città di Gaza in cui i soldati israeliani stavano cercando d’individuare l’imbocco di un tunnel sotterraneo.

L’11 dicembre l’esercito israeliano ha riferito di lanci di razzi da Gaza e il 10 dicembre di “violenti combattimenti a Gaza e a Khan Yunis”.

“Non stiamo usando tutta la nostra forza, ma stiamo usando una forza significativa, con ottimi risultati”, ha affermato il 10 dicembre Herzi Halevi, il capo di stato maggiore israeliano.

“Nessuno degli ostaggi sarà rilasciato in vita senza uno scambio di prigionieri o comunque un negoziato”, ha dichiarato il 10 dicembre Abu Obeida, portavoce delle Brigate al Qassam, l’ala armata di Hamas.

Secondo le autorità israeliane, 137 ostaggi sono ancora in mano ad Hamas.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di quasi diciottomila persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele.

L’esercito israeliano ha affermato l’11 dicembre che dall’inizo dell’offensiva di terra sono morti 101 soldati.

Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto 1,9 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, cioè l’85 per cento della popolazione totale, sono stati costretti a lasciare le loro case. Più di metà delle abitazioni sono state distrutte o danneggiate.

La popolazione della Striscia di Gaza è ammassata in un’area sempre più piccola e il sistema sanitario “è al collasso”, ha affermato l’Organizzazione mondiale della sanità.

L’esercito israeliano ha chiesto agli abitanti palestinesi della Striscia di trasferirsi in “aree sicure”.

“Il fatto che Israele parli di aree sicure non significa che esistano”, ha dichiarato Lynn Hastings, coordinatrice delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi. Il visto di Hastings non è stato rinnovato da Israele.

La città di Rafah, al confine con l’Egitto, è diventata un enorme campo profughi improvvisato.

Secondo le Nazioni Unite, gli aiuti umanitari continuano ad arrivare troppo lentamente e non possono essere distribuiti al di fuori di Rafah.

260 vittime in Cisgiordania

Dopo che l’8 dicembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha respinto la proposta di chiedere un cessate il fuoco immediato, a causa del veto degli Stati Uniti, l’assemblea generale discuterà del conflitto il 12 dicembre.

La bozza di risoluzione chiede un immediato cessate il fuoco umanitario e il rilascio di tutti gli ostaggi.

“Un cessate il fuoco adesso non risolverebbe i problemi perché Hamas è ancora in vita e continua a pianificare attacchi”, ha dichiarato alla Cnn il segretario di stato statunitense Antony Blinken.

Il conflitto ha anche alimentato le violenze nella Cisgiordania occupata, dove più di 260 palestinesi sono stati uccisi da soldati o coloni israeliani dal 7 ottobre, secondo l’Autorità Nazionale Palestinese.