04 novembre 2015 13:36

Il 4 novembre 1966 era un venerdì: nella notte, dopo un’eccezionale ondata di maltempo, l’Arno straripò sommergendo Firenze, sia il centro storico sia diversi quartieri periferici. Le acque del fiume si ritirarono dalle strade due giorni dopo, il 6 novembre, lasciando la città in una situazione catastrofica: in alcune zone l’acqua aveva infatti raggiunto i cinque metri.

Le vittime dell’alluvione furono almeno 35 e i danni al patrimonio artistico di Firenze immensi: migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti e rare opere a stampa, furono coperti di fango nei magazzini della Biblioteca nazionale centrale, il crocifisso di Cimabue fu gravemente danneggiato e lo stesso accadde alle formelle di Ghiberti che si trovavano sulla porta del Paradiso del Battistero.

I fotografi che sono rimasti accanto alle spallette dell’Arno ne hanno colto la forza dirompente nel momento del suo primo straripare, documentando poi le piazze e le vie più famose ridotte a torrenti in piena. Le foto scattate nei giorni successivi mostrano una città distrutta e irriconoscibile, ma anche l’azione degli “angeli del fango”, giovani di tutto il mondo arrivati in soccorso della popolazione e delle opere d’arte, che sarebbero altrimenti andate perdute per sempre.

L’Archivio storico Foto Locchi celebra il 49° anniversario dell’alluvione mettendo online 49o scatti di quei giorni. “Attualmente ancora in fase di digitalizzazione, ci riportano una città devastata con le strade ricolme di fango, di detriti, le automobili capovolte, i tronchi e i rami trasportati dalla forza dell’acqua”, spiega Erika Ghilardi, responsabile dell’archivio. “Ma anche il grande spirito con il quale i fiorentini reagirono al disastro, mettendosi subito a lavoro per tornare al più presto alla normalità”.

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