Oje vita, oje vita mia! ’O surdatonnammurato è considerata da molti un inno alla spensieratezza, ma in questa canzone ho sempre avvertito qualcosa di più. Quando la vidi cantare da Anna Magnani nel film La sciantosa fu una rivelazione. Magnani è Flora, una cantante in rovina che durante la prima guerra mondiale decide di esibirsi per i soldati al fronte: per l’occasione si acconcia con una corona d’oro in testa e si avvolge nella bandiera italiana. Ma quando il sipario si apre, li vede: un pubblico di ragazzi mutilati, soldati rotti e disperati. Quale patria, quale vittoria? Flora getta via corona e tricolore, e senza orpelli canta commossa ’O surdatonnammurato . La canzone fu bandita durante il fascismo perché giudicata disfattista, anche se il testo di Aniello Califano non parla male della guerra. Ma lo scandalo di quelle parole magiche non sfuggì ai gerarchi: quanto è pericoloso in tempo di guerra cantare l’amore, ricordare il paradiso terrestre in cui potremmo vivere? Oggi vorrei che questa canzone dolcemente scandalosa fuggisse via per il mondo e raggiungesse l’orecchio di ogni soldato, di ogni ragazzo che manovra un’arma capace di uccidere il prossimo suo, sussurrando nella sua lingua materna: oje vita, oje vita mia. E vorrei vedere quel ragazzo deporre le armi, guardarsi intorno e commuoversi per la primavera che arriva. La stagione dove disertare è fiorire.

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Questo articolo è uscito sul numero 1553 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati