Il 21 marzo si festeggia la primavera ma è anche la giornata mondiale della marionetta: una ricorrenza delicata in un’epoca dominata dal digitale. Digitale viene da dito, dalla possibilità di contare con le dita. Ma cosa sono le dita senza la mano? Non ce ne facciamo niente di un mondo digitale se dimentichiamo quello manuale, che è il mondo in cui le cose si fanno assemblando, muovendo e schiacciando. L’apice della manualità è il teatro in cui la mano diventa corpo autonomo: il mondo dei burattini e delle marionette. Un mondo spudoratamente finto, che non ha nulla a che vedere con la nostra realtà, eppure la rivela: il filo che muove la marionetta ci porta ad alzare lo sguardo, a cercare anche noi il filo del nostro destino. Come si può non festeggiare la direzione ostinata e contraria del teatro di burattini e marionette, in mezzo a una corrente che va verso l’illusionismo, la realtà aumentata, l’iperbole dei pixel? Un secolo fa il pensatore russo Pavel Florenskij assistette a uno spettacolo di burattini della famiglia Efimov e scrisse: “Questi pupazzi non si limitano a seguire le movenze della mano che li governa, ma la dirigono (…). Il teatro di burattini è un focolare alimentato dall’infanzia che si cela in noi”. Florenskij fu fucilato nel 1937, in un bosco, durante un trasferimento da un gulag all’altro. Il 21 marzo festeggiamo anche il bambino che è sempre stato, e le sue eterne primavere.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati