Guasti della memoria. Ho letto per la prima volta Italo Calvino sessantatré anni fa. Divorai I racconti in pochi giorni, cinquecento pagine, il volume non era mio e dovevo restituirlo al più presto. Malgrado la lettura a gran velocità – e anche se quel libro non l’ho riletto per decenni, nemmeno lo possedevo – potrei elencare così, su due piedi, un cospicuo numero di frasi, aggettivi, microepisodi che a diciassette anni mi segnarono in profondità. Tra questi ci metto l’incipit secondo me straordinario di Luna e Gnac , che fino a qualche anno fa ho sempre citato così: “Dieci secondi durava la notte e dieci secondi GNAC”. Sui dieci secondi ero incerto, ma GNAC me lo ricordavo benissimo, nel racconto era la parte finale di una scritta luminosa che pubblicizzava un cognac. Perciò, quando buttavo lì la citazione, facevo con la voce e con le mani le maiuscole, un’esplosione di luce in lettere giganti. Poi il racconto l’ho riletto, l’incipit giusto è: “La notte durava venti secondi, e venti secondi il GNAC”. Bellissimo, ma non mi posso rassegnare. Calvino comincia con la notte – magnificamente raccontata nelle righe seguenti – e non con i secondi? E GNAC ha quell’articolo determinativo, “il GNAC”? So trovare mille esaltanti ragioni per la notte a inizio frase e per “GNAC” preceduto da “il”, ma c’è poco da fare, la memoria rifiuta il Calvino buono e torna a quello guastato.

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Questo articolo è uscito sul numero 1526 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati