Qualche tempo fa un giovane di stradestra ben coltivato mi ha detto: sì, lei ha ragione, le metafore sono importanti, ma mentre un cazzotto metaforico non è risolutivo, un cazzotto vero lo è. Questa convinzione non la trascurerei. Più passa il tempo, più la stradestra muore dalla voglia di andare fuor di metafora. Chi, fin dall’insediamento dell’attuale governo, non vuole ammettere che abbiamo una destra estrema al potere, ci dice: calma, la colpa è delle prossime elezioni europee, si deve a quella scadenza col proporzionale se Meloni e Salvini, Salvini e Meloni, gareggiano a chi digrigna meglio i denti; ma vedrete: una volta passati i dieci mesi che mancano alle elezioni, quei due opereranno in modo da rivelarsi grandi liberalissimi statisti. Be’, sì, speriamo. Però dieci mesi, signori miei, sono dieci mesi. Anche prendendosela comoda, c’è tutto il tempo per trasformare l’Italia, di decreto in decreto, di leggina in leggina, di proclama in proclama, di frottola in frottola, in un penitenziario per tutti gli ultimi particolarmente disastrati e per chiunque tenda ad andar sopra le righe programmatiche vannacciane, un aggettivo da tener d’occhio. A quando per esempio il ritorno alle pene corporali fin dalla scuola elementare? A quando la rieducazione forzata dei cosiddetti devianti? La stradestra dubita che ne uccida più la penna che la spada. Tende alla spada.

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Questo articolo è uscito sul numero 1530 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati