A distanza di sette anni e mezzo dal voto per uscire dall’Unione europea e tre anni dopo l’effettivo abbandono del mercato unico, nel Regno Unito prosegue la lenta entrata in vigore delle norme commerciali del dopo Brexit. Dal 31 gennaio 2024 le esportazioni di generi alimentari e piante dall’Unione europea nel Regno Unito dovranno essere accompagnate da certificati sanitari. Queste regole metteranno fine a uno strano squilibrio tra Londra e Bruxelles. Dal 1 gennaio 2021, con l’uscita del paese dal mercato unico, i prodotti britannici importati hanno dovuto subire tutti i controlli previsti per i paesi terzi: dichiarazioni, registrazione dell’imposta sul valore aggiunto e certificati sanitari per il settore agroalimentare. Le autorità britanniche si sono fatte trovare impreparate e all’inizio non hanno imposto gli stessi controlli sanitari, che rendono obbligatorio un certificato fornito da un veterinario. L’entrata in vigore delle nuove norme è stata annunciata per cinque volte e successivamente rinviata perché si temeva un sovraccarico di lavoro. Dal momento che il Regno Unito importa il 30 per cento dei generi alimentari dall’Unione europea, Londra non ha voluto aggiungere ulteriori shock durante il periodo del covid-19 né dopo la pandemia, quando l’inflazione ha preso ad aumentare vertiginosamente. Di conseguenza gli esportatori europei si sono trovati in una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti britannici.

D’ora in poi non sarà più così. Durante un periodo di transizione di tre mesi i certificati sanitari saranno richiesti anche se i controlli effettivi sulle merci in entrata nel Regno Unito cominceranno ad aprile. “I cambiamenti iniziali probabilmente non si noteranno troppo”, spiega William Brain, della camera di commercio britannica. “Il problema grosso si presenterà da aprile. Il governo britannico non ha ancora fatto sapere cosa succederà alle merci in entrata senza la documentazione necessaria. Saranno bloccate al momento dell’ingresso o saranno esaminate in seguito? Se non sarà gestita bene, questa situazione rischia di provocare blocchi nelle consegne”.

Merci deperibili

Nel gennaio 2021, quando erano stati avviati i controlli europei, numerosi camion erano stati bloccati alla frontiera perché non avevano i documenti in regola. Interi carichi di merci deperibili, in particolare di pesce, erano andati perduti. Questi problemi sono ormai quasi superati, poiché l’industria si è adattata alle nuove regole. Secondo il governo di Londra, però, i cambiamenti sono costati 330 milioni di sterline (390 milioni di euro) alle imprese britanniche. La camera di commercio britannica stima che dal 2020 le aziende che esportano verso l’Unione europea abbiano affrontato in media un sovrapprezzo di quasi centomila sterline (117mila euro) per adattarsi alle regole del dopo Brexit.

Le preoccupazioni maggiori riguardano le piccole e medie imprese, che esportano quantità limitate di merci e non sono abituate a procedure amministrative particolari per le loro esportazioni. “Temo che si finirà per comprare o vendere solo prodotti di largo consumo”, ha dichiarato al quotidiano The Guardian John Ferrand, direttore della Guild of fine food, organizzazione che rappresenta dodicimila aziende gastronomiche.

Anche per l’Irlanda del Nord si stanno sviluppando nuove regole commerciali. Dopo lunghi e difficili negoziati tra Bruxelles e Londra, nell’ottobre del 2023 è entrata in vigore una frontiera commerciale tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord (rimasta, di fatto, all’interno del mercato unico). L’introduzione di controlli tra due parti delle isole britanniche ha provocato in un primo momento la rabbia degli unionisti dell’Irlanda del Nord. Il 31 gennaio, tuttavia, questi hanno trovato un accordo con il governo britannico, che dovrebbe alleggerire le procedure. Il cambiamento, che è di natura tecnica, non modificherà in modo sostanziale la realtà commerciale, ma permette agli unionisti di salvare la faccia, aprendo la strada al loro ingresso in una coalizione di governo con il Sinn féin. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1549 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati