In gioventù Pier Silvio provò a laurearsi in filosofia ed è lecito pensare che ancora oggi coltivi la passione per i sofismi, ragionamenti che si sostengono su un’ingegnosa coerenza formale. Solo al comando, orfano del genio paterno, Pier Silvio ha promesso – forse ispirato dalla linea materna di Carla Elvira Dall’Oglio, signora defilata, sobria e urbana, di cui sappiamo pochissimo, e questo è già un merito – di bonificare Mediaset dal trash. Per avviare il rinascimento ha cooptato autorevoli giornaliste come Bianca Berlinguer e Myrta Merlino, e suggerito ad Alfonso Signorini di affidare la poltrona di opinionista del Grande fratello, finora occupata da personaggi improvvisati, alla signora delle news, Cesara Buonamici. Fin qui la coerenza formale. Poi c’è la realtà sostanziale: Berlinguer può finalmente strafare con Mauro Corona, Briatore e altri freak senza la noia di un servizio pubblico che la richiami all’ordine; Merlino affonda la scaletta nella cronaca più truce con la stessa morbosità di un tempo; e Buonamici, lievemente fuori contesto, si trova a porre domande su corna e passioni a concorrenti che nel reality moralizzato sono presentati per i loro mestieri d’origine – il macellaio, il bidello – e non per la loro più autentica attitudine d’influencer. In questo quadro gattopardesco, se dovesse riuscire nella sua operazione di maquillage, dovremo riconoscere a Pier Silvio il suo capolavoro. Più che televisivo, filosofico. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati