È in corso un intenso dibattito su chi dovrebbe regolamentare l’intelligenza artificiale (ia). Le grandi aziende del settore tecnologico chiedono ai politici eletti d’imporre dei vincoli. Ma Washington fa già fatica a star dietro ai problemi legati alla pubblicità mirata e al capitalismo della sorveglianza. I singoli stati statunitensi hanno presentato proposte di regolamentazione dell’ia. Anche le autorità europee e cinesi stanno elaborando delle idee. Tuttavia, nessuno comprende del tutto quello di cui la nuova tecnologia è capace, il che rende difficile trovare soluzioni su misura. C’è però un gruppo che ha fatto grandi passi avanti: la Writers guild of America (Wga), il sindacato degli sceneggiatori di Hollywood, che dopo un lungo sciopero ha da poco raggiunto un accordo grazie al quale i suoi iscritti potranno tornare al lavoro. Oltre all’aumento dei compensi e dei minimi salariali, gli sceneggiatori hanno ottenuto una cosa forse ancora più importante: nuove regole su come il settore dell’intrattenimento può usare l’ia. I criteri si applicano a qualsiasi progetto che coinvolga sceneggiatori aderenti al sindacato, che possono decidere se usare o meno l’ia. Gli studi devono inoltre informare gli sceneggiatori nel caso in cui gli sia fornito materiale generato dall’intelligenza artificiale, che non può essere in alcun modo usata per danneggiare la proprietà intellettuale di chi scrive la sceneggiatura.

È un accordo importante. In primo luogo, dimostra che è possibile regolamentare questa tecnologia. Anche se le aziende della Silicon valley amano farsi vedere mentre implorano l’intervento di Washington per evitare che i loro nuovi prodotti e servizi facciano esplodere il mondo, la verità è che stanno spendendo miliardi per ottenere riforme in grado di garantirgli la massima protezione legale e al tempo stesso continuare a innovare. Per gli amministratori delegati, i timori dei lavoratori sono molto meno rilevanti della necessità di tenere il passo con i rivali della Silicon valley e con la Cina. Il secondo motivo per cui l’accordo è importante è che le nuove regole non sono imposte dall’alto verso il basso, ma piuttosto dal basso verso l’alto. Le persone che sperimentano quotidianamente una nuova tecnologia sono nella posizione ideale per capire come arginarla.

L’80 per cento della forza lavoro statunitense vedrà cambiare i suoi compiti a causa dell’intelligenza artificiale. Un buon motivo per adottare un approccio dal basso verso l’alto

“I lavoratori sanno tutto”, mi ha detto Amanda Ballantyne, direttrice dell’Afl-Cio technology institute, creato dall’omonima confederazione di sindacati statunitensi. Con Ballantyne ho parlato in occasione della conferenza Code sull’intelligenza artificiale che si è tenuta in California. Ballantyne sostiene che i sindacati sono stati fondamentali all’epoca dell’introduzione di nuove tecnologie, come per esempio l’energia elettrica, contribuendo a dare forma a nuovi sistemi industriali per aumentare la sicurezza ma anche la produttività. L’idea che i lavoratori “sappiano tutto” non sorprende né la Germania né il Giappone. Negli ultimi decenni entrambi i paesi hanno usato un modello più collaborativo per sottrarre quote di mercato all’industria automobilistica statunitense. Detroit è spesso rimproverata di non aver saputo incorporare in modo tempestivo i metodi di produzione agile d’ispirazione asiatica. Questi sistemi si basano però sulla cooperazione tra operai e dirigenti, una cosa che richiede fiducia. E spesso la fiducia manca negli Stati Uniti.

La contrattazione collettiva statunitense è complicata e, per certi versi, le aziende hanno il sistema che si meritano: hanno scelto di negoziare solo sulla retribuzione, opponendosi a metodi di produzione basati sulla condivisione del potere. Ma non è detto che i rapporti tra i lavoratori e i capi debbano seguire uno schema simile. Ed è sempre più frequente il dibattito sull’opportunità che i dirigenti chiedano l’opinione dei lavoratori sull’introduzione di nuove tecnologie.

La maggior parte delle persone si rende conto che, se l’intelligenza artificiale avrà ripercussioni negative sul lavoro umano, dovremo affrontare decisioni politiche spiacevoli. Secondo una ricerca recente, l’80 per cento della forza lavoro statunitense vedrà cambiare i suoi compiti a causa dell’intelligenza artificiale. Ecco un altro buon motivo per adottare un approccio dal basso verso l’alto. Il mondo del lavoro, forte dell’esperienza quotidiana, può contribuire a definire il tipo di formazione di cui ha bisogno.

La battaglia per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale guidata dai sindacati sembra destinata a diffondersi. Il Sag-Aftra, che rappresenta gli attori, sta esaminando attentamente l’accordo ottenuto dagli sceneggiatori, e altre organizzazioni stanno facendo lo stesso. Tutto questo confluisce in un più esteso dibattito sui sindacati come potenziali custodi dei dati per proteggere gli interessi di lavoratori e cittadini. In entrambi i casi, il lavoro potrebbe fare da contrappeso sia alle grandi aziende tecnologiche sia allo stato. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1532 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati