05 novembre 2014 15:27

Secondo un rapporto pubblicato il 5 novembre su un argomento destinato a dominare il dibattito politico fino alle elezioni britanniche del prossimo anno, dal 2001 gli immigrati provenienti dall’Unione europea hanno contribuito per un valore superiore ai 20 miliardi di sterline (circa 25 miliardi di euro) all’economia britannica.

Il primo ministro David Cameron, messo alle strette dal Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) di ispirazione antieuropeista, vorrebbe porre un freno all’immigrazione dall’Unione europea in caso di vittoria alle elezioni politiche del maggio del 2015, un programma che ha provocato le critiche della Commissione europea e della cancelliera tedesca Angela Merkel.

In alcuni sondaggi l’immigrazione ha superato l’economia in cima alla lista delle principali preoccupazioni degli elettori e, con il sostegno crescente registrato dall’Ukip nei sondaggi d’opinione, Cameron ha irrigidito la sua posizione su questo argomento.

Lo studio, condotto da ricercatori dello University College London (Ucl) ha evidenziato come gli immigrati provenienti dai paesi dell’Unione abbiano contribuito alle finanze pubbliche britanniche per più di 20 miliardi di sterline tra il 2001 e il 2011.

Quelli provenienti dai 15 paesi che formavano in origine l’Ue, tra cui Francia, Germania e Italia, hanno pagato il 64 per cento di tasse in più rispetto ai sussidi statali ricevuti, mentre gli immigrati più recenti arrivati dall’Europa centrale e orientale hanno versato il 12 per cento in più di quanto hanno ricevuto.

“Una preoccupazione cruciale nel dibattito pubblico sulle migrazioni è se gli immigrati contribuiscano in modo equo al sistema fiscale e a quello del welfare”, ha affermato il professor Christian Dustmann, uno degli autori dello studio.

“La nostra analisi delinea un quadro positivo dei contributi fiscali complessivi versati dagli immigrati arrivati più di recente, soprattutto quelli provenienti dall’Ue”.

Questi risultati rafforzano la posizione di quanti vogliono che il Regno Unito resti nell’Ue e che da tempo sostengono come la libertà di movimento della manodopera abbia recato dei benefici all’economia britannica.

Secondo i critici, invece, un’immigrazione illimitata ha esercitato una forte pressione sui servizi locali, come quelli sanitari e abitativi, mentre molti cittadini britannici sono preoccupati dell’impatto sociale sulle loro comunità.

Cameron ha promesso di rinegoziare i legami della Gran Bretagna con l’Ue se dovesse vincere a maggio, prima di indire un referendum sulla permanenza nell’Ue nel 2017.

Merkel, un’alleata importantissima se Cameron volesse strappare dei cambiamenti dall’Ue, ha da tempo chiarito che per lei il regime di libertà di movimento all’interno dell’Ue è sacrosanto. Secondo i mezzi d’informazione tedeschi sarebbe pronta ad abbandonare qualsiasi sforzo per trattenere il Regno Unito all’interno dell’Ue se Londra tentasse di rendere più restrittive le norme sulla libertà di movimento. Michael Holden, Reuters

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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