02 luglio 2015 16:37
Il ministro degli esteri iraniano Muhammad Javad Zarif affacciato al balcone dell’hotel Palais Coburg, sede dei negoziati di Vienna, il 2 luglio 2015. (Samuel Kubani, Afp)

L’Iran e il gruppo dei 5+1 (i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più la Germania) sono a Vienna per la fase finale dei negoziati sul nucleare iraniano. Ecco come ci sono arrivati e quali sono i punti principali del contendere.

La storia. La trattativa attuale risale al 2002, quando un gruppo di dissidenti iraniani rivelò, in conferenza stampa a Washington, la presenza di un impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio nella Repubblica islamica.

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha poi confermato l’esistenza della centrale a Natanz, nell’Iran centrale, e di un reattore ad acqua pesante ad Arak, nella regione di Markazi. Le autorità di Teheran hanno sempre insistito che il loro programma nucleare è a scopo civile, ma i servizi occidentali d’intelligence sono sempre stati convinti che l’Iran abbia un programma dormiente di armamenti.

Nel 2003 Regno Unito, Francia e Germania avviarono un’azione diplomatica per convincere l’Iran a sospendere le attività di arricchimento dell’uranio, un processo in grado di produrre materiale fissile che è una componente fondamentale per la bomba atomica.

Nel 2006 gli Stati Uniti abbandonarono la loro opposizione ai negoziati con l’Iran unendosi ai tre paesi europei insieme alla Russia e alla Cina nel gruppo conosciuto come 5+1. Lo stesso anno, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite decise di sottoporre l’Iran a un regime di sanzioni per il rifiuto da parte delle autorità di Teheran di sospendere l’arricchimento dell’uranio e altre attività collegate. Le sanzioni furono poi inasprite sia da parte delle Nazioni Unite sia dagli Stati Uniti e dall’Unione europea.

I negoziati rimasero in fase di stallo fino all’elezione del presidente Hassan Rouhani nel 2013. Nel novembre dello stesso anno, l’Iran e il gruppo dei 5+1 raggiunsero il cosiddetto Piano d’azione, che prevedeva un allentamento delle sanzioni e stabiliva un quadro temporale per raggiungere un’intesa definitiva. La scadenza, inizialmente di un anno, è già stata estesa due volte, in luglio e novembre dell’anno scorso. Il 2 aprile del 2015 l’Iran e i suoi interlocutori internazionali hanno raggiunto un accordo a Losanna, in Svizzera, sui parametri dell’intesa definitiva che doveva essere finalizzata entro il 30 giugno di quest’anno. A Vienna si è deciso di spostare la scadenza al 7 luglio, poi prorogata al 10 luglio.

Il breakout time. Tra gli addetti ai lavori è il tempo necessario per produrre l’uranio arricchito sufficiente per una bomba atomica. L’obiettivo delle grandi potenze è limitare il programma di arricchimento dell’uranio iraniano in modo che il breakout time sia di almeno un anno, rispetto alle stime attuali di 2-3 mesi.

Sanzioni. L’Iran chiede la revoca totale e immediata delle sanzioni economiche adottate da Stati Uniti, Unione Europea e Onu non appena sarà raggiunto un accordo, mentre le grandi potenze puntano a una revoca graduale. I paesi del 5+1 sarebbero pronti a revocare in tempi rapidi le sanzioni europee e statunitensi che colpiscono in particolare i settori petrolifero e finanziario. Le sanzioni adottate dalle Nazioni Unite nel 2006 sarebbero invece rimosse in modo graduale, sulla base di una risoluzione del consiglio di sicurezza e dei progressivi rapporti e ispezioni dell’Aiea. Le misure sanzionatorie tornerebbero immediatamente in vigore in caso di violazioni da parte di Teheran.

Centrifughe. A Losanna l’Iran ha accettato di ridurre il numero delle centrifughe nelle strutture di Natanz e Fordow, dalle circa 19mila attuali a 6.104. Tutte dovranno essere del modello IR-1 di prima generazione. L’Iran ha accettato di non arricchire l’uranio oltre al 3,67 per cento per almeno quindici anni (un livello molto inferiore al 90 per cento richiesto per la bomba atomica). In base agli ultimi accordi, ci saranno 5.060 centrifughe a Natanz e 1.044 a Fordow. L’Iran non potrà installare ulteriori centrifughe per altri 15 anni.

Ricerca e sviluppo. La Repubblica islamica vuole portare avanti la ricerca e lo sviluppo per l’arricchimento dell’uranio. Secondo una bozza fatta circolare dalla delegazione francese, Teheran sarebbe autorizzata a un “incremento graduale e definito con precisione della sua capacità di arricchimento tra il decimo e il tredicesimo anno con l’introduzione di centrifughe di nuova generazione IR-2 e IR-4”. Secondo gli Stati Uniti, a Losanna si sarebbe deciso che l’Iran potrà portare avanti un numero limitato di attività di ricerca e sviluppo con centrifughe di nuova generazione, solo dietro la specifica autorizzazione delle altre potenze.

Monitoraggio e verifica. L’Iran e il gruppo dei 5+1 devono ancora mettersi d’accordo su un piano dettagliato di monitoraggio e verifica sul rispetto dell’intesa. Il nodo principale è l’accesso degli ispettori dell’Aiea ai siti militari iraniani e agli scienziati nucleari. La guida suprema Ali Khamenei ha smentito una tale ipotesi mentre le fonti occidentali hanno riferito che i negoziatori iraniani hanno ammesso questa possibilità.

Durata. Se ci sarà un accordo, il programma di arricchimento dell’uranio iraniano sarà sottoposto a limitazioni per un periodo di 15 anni. Dopo dieci anni, tuttavia, le restrizioni saranno attenuate. Khamenei ha sostenuto che Teheran non accetterà mai di limitare la sua attività nucleare per un periodo di dieci anni, mentre gli emissari iraniani avrebbero accettato questa condizione a Losanna.

Le scorte di uranio. L’Iran dovrà ridurre le sue scorte d’uranio a basso arricchimento (Leu) dagli attuali 8.700 chili a non più di 300, arricchiti al massimo al 3,67 per cento per quindici anni. In passato l’Iran aveva anche fatto sapere che non intendeva spedire all’estero l’uranio a basso arricchimento ma l’esperto nucleare ed ex vice direttore dell’Aia Olli Heinonen ha spiegato che l’obiettivo del breakout time di un anno non è realizzabile senza spedire materiale fuori dal paese.

Il reattore ad acqua pesante di Arak. L’Iran ha accettato di ricostruire l’impianto sulla base di un progetto concordato con i 5+1. Il piano è che il reattore sia dedicato alla ricerca a scopo civile e alla produzione di isotopi medici. I negoziatori hanno spiegato che il nuovo progetto dev’essere ancora definito.

Le possibili dimensioni militari. In un rapporto del novembre del 2011 l’Aiea aveva espresso preoccupazione per le “possibili dimensioni militari” del programma nucleare iraniano, basandosi sulle “informazioni comunicate da un paese membro e sulle rivelazioni dei partecipanti a una rete clandestina di approvvigionamento nucleare”. L’agenzia aveva trasmesso il materiale a Teheran, che l’ha sempre respinto sostenendo si trattasse di documenti falsificati e rifiutando qualsiasi discussione in merito. Le grandi potenze pretendono trasparenza da Teheran su tutte le ambiguità che riguardano le proprie passate attività di arricchimento, e la questione non è stata risolta.

Il congresso statunitense. In base alla legge promossa da un deputato repubblicano contrario a trattare con l’Iran, e in seguito sostenuta dalla Casa Bianca, l’amministrazione di Barack Obama dovrà sottoporre qualsiasi accordo ottenuto con Teheran al congresso prima di dare il suo via libero definitivo e revocare le sanzioni. Poiché il congresso riceverà il testo dell’eventuale intesa dopo il 9 luglio, il periodo di revisione per legge sarà raddoppiato a 60 giorni, andando a interferire con la realizzazione degli accordi.

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