10 marzo 2016 11:46

Alle volte lo status di opera d’arte è piuttosto difficile da definire e – sia in strada sia nei musei – questi oggetti possono dare vita a situazioni assurde, come è successo di recente a Reims, in Francia.

A metà febbraio l’artista urbano Christian Guémy, alias C215, aveva realizzato per le strade di Reims quattro stencil. Per questa commissione, in previsione della retrospettiva che la città gli dedicherà in primavera, aveva scelto tre creazioni dai colori vibranti e un ritratto in bianco e nero di un bambino seduto su un trasformatore elettrico. Ed è proprio quest’opera, la più discreta, che una decina di giorni dopo ha dovuto fare i conti con la brigata anti-tag della città.

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Ma, una volta scomparso, il bambino silenzioso ha fatto molto rumore. Infatti il caso, finito in prima pagine sul quotidiano locale L’Union-L’Ardennais del 27 febbraio, è stato ripreso dai mezzi d’informazione nazionali e internazionali. Il comune si è scusato e l’errore è stato riparato lunedì scorso: l’artista parigino è tornato a ridipingere il suo bambino allo stesso posto, vicino al municipio.

Nell’ottobre del 2015, a Le Havre, un affresco collettivo e umoristico sul tema Star Wars, realizzato dallo street artist locale Jace e dallo strasburghese Dan23, era stato cancellato dai servizi di pulizia municipali. Quest’opera, creata sul muro di una scuola media, “non era stato segnalato alla città”, si erano giustificati servizi comunali, che però hanno riconosciuto di averla cancellata “per inavvertenza”. Gli artisti avevano ottenuto l’autorizzazione della scuola, che li aveva accolti per portare a termine la loro opera.

Dopo questo episodio, ripreso dai social network e dalla stampa, la città aveva presentato le sue scuse ai graffitisti. Tornato a Le Havre nel dicembre del 2015 in occasione di una mostra dei suoi lavori in una galleria, Jace ha riempito le strade di nuovi Gouzous, le simpatiche facce di persone gialle senza volto che sono il suo marchio di fabbrica.

Danni da campagna elettorale

Un anno prima, nell’ottobre del 2014, uno stencil di Banksy era stato distrutto dai servizi del municipio di una piccola città balneare britannica, Clacton-on-Sea. Un caso molto raro poiché le opere della star della street art sono di solito considerate una vera e propria fortuna per le città dove vengono fatte, trasformandosi in attrazioni turistiche.

Anche il comune di Calais ha subito fatto proteggere i suoi stencil di protesta apparsi nei dintorni della cosiddetta giungla nel dicembre del 2015. A Clacton l’opera rappresentava cinque piccioni che mostravano dei cartelli a una rondine dalle piume colorare: “Gli immigrati non sono i benvenuti”. “Ritorna in Africa”, “Lascia in pace i nostri vermi!”. Segnalata al comune da un abitante per il suo presunto carattere “razzista”, la pittura è stata rapidamente cancellata.

Lo stencil di Banksy a Clacton-on-Sea. (banksy.co.uk/)

Bisogna dire che il contesto politico era particolare, perché pochi giorni dopo si sarebbero tenute delle elezioni locali in seguito alle dimissioni del deputato conservatore Douglas Carswell. Per la cronaca Carswell si è ripresentato (e ha vinto) nelle liste dell’Ukip, il partito di destra antieuropeo e xenofobo.

Questo succede per strada. Ma anche nei musei e nelle gallerie d’arte i casi sono numerosi e riguardano per lo più sculture e installazioni.

La pulizia prima di tutto

Una mattina di ottobre del 2015 il personale addetto alle pulizie del Museion di Bolzano aveva trovato i resti di una festa e aveva buttato tutto nella spazzatura. Il problema però è che si trattava di un’installazione degli artisti Goldschmied & Chiari intitolata Dove andiamo a ballare questa sera?. L’opera faceva parte di un progetto più ampio (“L’albero della cuccagna, nutrimenti dell’arte”), che voleva essere una metafora degli anni ottanta, che in Italia ricordano come un periodo di abbondanza e spensieratezza. Del resto il titolo riprendeva quello di una guida alle discoteche scritto dall’allora ministro degli esteri Gianni De Michelis.

L’installazione degli artisti Goldschmied & Chiari intitolata Dove andiamo a ballare questa sera? al Museion di Bolzano. (Facebook Museion di Bolzano)

L’opera è stata facilmente rimontata nei giorni successivi. Lo stesso scenario si è avuto nel febbraio 2014 nella galleria Sala Murat di Bari, dove un’addetta alle pulizie aveva preso per rifiuti due opere dell’artista newyorchese Paul Branca fatte di cartone, giornali spiegazzati e pezzi di biscotti, nell’insieme stimate undicimila euro.

Sculture in discarica

Nel giugno 2015 il Corbu bench, una panchina di legno e in erba sintetica immaginata dall’artista statunitense Jim Osman, è stata fatta a pezzi per le strade di Madison, nel Connecticut, dove era stata allestita nel quadro di una mostra di sculture. Un netturbino aveva creduto che si trattasse di una rampa per skater. Sempre all’aperto una sorte simile è toccata a un’opera in cattive condizioni dell’artista venezuelano Carlos Cruz-Diez, scomparsa in occasione dei lavori ordinati dal consiglio generale della Vandea davanti a una scuola media della Roche-sur-Yon, nella primavera 2014.

La colonna Chromointerférence, pezzo metallico alto sei metri montato davanti alla scuola nel 1972, aveva un valore stimato di duecentomila euro. Corrosa dalla ruggine, era stata considerata pericolosa dalla direzione della scuola, ma invece di sistemarla altrove per un restauro, i servizi dipartimentali l’avevano direttamente mandata in discarica.

Altri precedenti illustri

Altre gaffe clamorose riguardano due grandi figure dell’arte, Marcel Duchamp e Joseph Beuys. Nel 1978 alla Biennale di Venezia un imbianchino aveva ridipinto una porta “scrostata” ad arte da Duchamp. Beuys invece ha avuto due disavventure di carattere igienico: nel 1973 due addette alle pulizie avevano lavato una vasca da bagno per neonati, ricoperta di garza, per poterla riutilizzare, mentre nel 1986 all’Accademia delle belle arti di Düsseldorf fu tirata a lucido una sua Sedia con grasso, valutata 400mila euro.

Capoluogo dell’arte contemporanea, Londra si è particolarmente distinta in questo settore. Nel 1999 alla Tate Britain un guardiano aveva “rifatto” il letto dell’artista Tracey Emin (My bed) pensando che la mostra fosse stata vandalizzata durante la notte. Nel 2001 era stata la volta di un’installazione di Damien Hirst fatta di bottiglie di birra, tazze da caffè e portacenere pieni di mozziconi che era stata “pulita” per errore all’Eyestorm Gallery, per poi essere ricomposta dall’artista.

Nel 2004 anche il tedesco Gustav Metzger ha dovuto fare i conti con le buone intenzioni dei dipendenti della Tate Modern, che avevano riciclato un sacco di carta e di cartone destinato a una sua installazione ironicamente chiamata “Ricreazione della prima manifestazione pubblica di arte autodistruttiva”. Sempre nel 2004 una scultura di Anish Kapoor (Hole and Vessel II) era stata gettata per sbaglio durante dei lavori in un magazzino della città.

Altro eccesso di zelo, nel 2011 a Dortmund in Germania un’inserviente aveva pulito quello che pensava essere secchio sporco in un’installazione dell’artista Martin Kippenberger, togliendo la patina creata dall’artista. Questo prestito di un collezionista privato era stato valutato 800mila euro e l’artista, morto, non ha potuto rimediare.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano francese Le Monde.

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