Bisogna interpretarla come l’inizio di un disgelo? Dopo diversi mesi di relazioni glaciali con la Russia, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha indirizzato una lettera a Vladimir Putin in occasione della giornata della Russia, celebrata ogni anno il 12 giugno.

L’obiettivo di questa lettera, il cui contenuto non è stato reso pubblico, è migliorare le relazioni bilaterali, particolarmente tese dopo che il 24 novembre gli F-16 turchi hanno abbattuto un bombardiere russo alla frontiera turco-siriana. All’epoca Ankara aveva dichiarato di aver agito in reazione alla violazione del suo spazio aereo, cosa che aveva suscitato le ire di Mosca.

In queste ultime settimane i due presidenti sembrano aver preferito adottare degli atteggiamenti più distensivi e hanno rinunciato alle polemiche e agli ultimatum, anche se non hanno ceduto sulle questioni di fondo – Putin ha ribadito la sua “incomprensione” nei confronti dell’incidente del 24 novembre; Erdogan ha parlato di un “errore di pilotaggio” russo.

Il sultano e lo zar

Prima di questa crisi Ankara e Mosca avevano legami molto stretti, in particolare sul piano energetico e turistico, con l’ambizione di raggiungere un volume di scambi commerciali di cento miliardi di dollari (circa 88,9 miliardi di euro) entro il 2023.

Qualche giorno fa il presidente turco si diceva deluso dei suoi rapporti con Barack Obama e Putin, in particolare a causa del sostegno dato da quest’ultimo al regime siriano di Bashar al Assad.

Criticando la “copertura” strumentalizzata delle relazioni turco-russe da parte della stampa internazionale – che non facilitano la distensione – la Pravda esorta i due paesi ad “andare avanti” per non far “soffrire” di più i due popoli.

Per Radio Free Europe il “sultano ottomano” Erdoğan e lo “zar russo” Putin non sono altro che le due facce della stessa medaglia. I loro caratteri simili – molto autoritari – e la loro scarsa disponibilità a scusarsi rendono un’intesa sul lungo periodo molto poco probabile.

(Traduzione di Andrea De Ritis)