12 agosto 2016 09:53

Mentre si aggrava la situazione nel paese, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 agosto vota per decidere se inviare altri quattromila caschi blu in Sud Sudan, nonostante il parere contrario del governo di Juba. Il mandato dell’Onu, se fosse approvato, avrebbe inizialmente una durata di quattro mesi.

All’inizio di agosto, un responsabile dell’Organizzazione regionale dei paesi dell’Africa orientale e del Corno d’Africa (Igad), aveva assicurato che il Sud Sudan era favorevole all’invio dei militari. Ma il 10 agosto il governo si è opposto, sostenendo che la decisione avrebbe indebolito la sovranità nazionale.

Il paese, che ha festeggiato nel mese di luglio i cinque anni di indipendenza, vive dal dicembre 2013 una sanguinosa guerra civile che contrappone il presidente Salva Kiir e gli ex ribelli del vicepresidente Riek Machar. Nonostante un fragile accordo di pace nell’agosto 2015, i combattimenti sono ripresi questa estate nella capitale Juba e hanno già fatto centinaia di morti.

Guerra civile

Il conflitto nel Sud Sudan ha causato più di due milioni di profughi, diverse decine di migliaia di morti, mentre più di 900mila persone sono scappate nei paesi vicini. Il mese scorso l’Onu ha comunicato che almeno 70mila persone hanno attraversato la frontiera con l’Uganda.

Creata nel 2011, la missione dell’Onu in Sud Sudan (Minuss) doveva garantire il mantenimento della pace nel paese e nel 2013, allo scoppio della guerra civile, i caschi blu sono rapidamente diventati 12mila. Tuttavia, le forze presenti sul territorio sono regolarmente accusate di non fare abbastanza per proteggere i civili che sono tra vittime principali dei combattimenti.

Inoltre i caschi blu sono stati accusati di non aver protetto le donne stuprate vicino alla basi dell’Onu. Una donna che vive in una zona protetta ha spiegato di essere stata violentata all’esterno di un campo profughi dai soldati del governo sotto gli occhi delle forze di sicurezza e dell’Onu.

Le discussioni tra i due schieramenti e i negoziati di pace sono molto difficili. Si deve organizzare l’invio di convogli umanitari, oltre a un accordo per il cessate il fuoco, ma ogni parte accusa l’altra di sabotare i negoziati.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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