15 settembre 2016 19:04

1. Art aids America
Bronx Museum, New York, fino al 23 ottobre
All’inizio veniva chiamata Grid (gay related immunodeficiency). Era una malattia che cominciava a diffondersi a New York e in California nel 1982. Quell’anno morirono 853 statunitensi, quasi tutti gay, attaccati dall’hiv. Il presidente degli Stati Uniti all’epoca era Ronald Reagan che liquidò la cosa con battute fuori luogo. L’anno successivo le vittime salirono a duemila. Nel 1985 cinquemila statunitensi morirono per complicazioni dovute all’aids, mentre un ristretto gruppo di attivisti denunciava l’indifferenza di governo, sanità e opinione pubblica. Tra gli anni ottanta e i novanta l’aids ha falcidiato un’intera generazione e ha indotto chi sopravviveva a riflettere, commemorare e combattere. Art aids America non è una mostra perfetta, ma è potente e ripercorre quegli anni di morti a catena. Robert Blanchon, morto a 34 anni, incornicia la propria biancheria intima come una reliquia: l’aids lo ha reso incontinente e le macchie sugli slip sono il segno della sua vergogna. In una serie di fotografie del 1990 Ray Navarro abbina frasi impertinenti sul corpo maschile a immagini di infermità e dolore. Uno dei manifesti artistici per combattere l’indifferenza, firmato nel 1987 da un collettivo, è un’installazione luminosa con immagini di Reagan e del senatore omofobo Jesse Helms che sentenziano: “Eravamo abituati a odiare i froci su basi emotive. Ora abbiamo una buona ragione”. Sopra questi mostri una scritta al neon: Silenzio=morte. The Guardian

2. I cavalieri dello spray
boamistura.com
Con atteggiamento poetico e politico, il collettivo madrileno Boa Mistura viaggia per il mondo con il desiderio di rinvigorire la coscienza dei quartieri più disagiati collaborando con la popolazione locale. “Cinque teste, dieci mani e un solo cuore”, è lo slogan con cui si definisce questo gruppo di artisti di Madrid. Boa Mistura (buona miscela) è la firma che lasciano sui loro graffiti. Appena tornati dall’Europa orientale, sono partiti per il Brasile per l’apertura delle Olimpiadi e proseguiranno verso gli Stati Uniti. A Madrid sono diventati famosi per aver dipinto con colori sgargianti le cupole del mercato della Cebada nel quartiere La Latina, un emblema della città vecchia. E poi su un muro hanno scritto: “Madrid ti amo a colori”. Una volta tanto le autorità non sono intervenute per ripulire. In origine i Boa Mistura erano cinque amici vicini di casa. Ognuno ha preso la sua strada (l’accademia, la pubblicità, architettura, ingegneria), per ritrovarsi con il desiderio comune di restituire dignità agli spazi pubblici e migliorare la città attraverso l’arte. A Venezia, Milano e Barcellona le istituzioni li hanno invitati a studiare il tessuto urbano, incontrare gli abitanti dei quartieri e organizzare con loro gli interventi artistici da realizzare. A volte agiscono clandestinamente senza l’autorizzazione delle autorità e pagano multe salate, ma non intervengono mai senza consultare la gente del posto. Dipingono motivi floreali, decorazioni astratte oppure grandi lettere che compongono parole che riportano a una visione positiva: fermezza, bellezza, orgoglio. Libération

Questa rubrica è stata pubblicata il 9 settembre 2016 a pagina 95 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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