16 dicembre 2016 10:50

La manifestazione è stata preparata con cura e doveva essere una dimostrazione di forza. Il 14 dicembre a Gaza decine di migliaia di palestinesi, tra cui centinaia di uomini in uniforme e bambini che agitavano armi giocattolo, hanno sfilato per celebrare il 29° anniversario della fondazione di Hamas. Creato nel dicembre del 1987 da tre esponenti dei Fratelli musulmani, Ahmed Yassin, Abdel Aziz al Rantisi e Mohammed Taha, il Movimento di resistenza islamico considera, come prevede il suo statuto, “la Palestina una terra islamica” e quindi è “illecito rinunciarvi in tutto o in parte”.

La distruzione di Israele rimane l’obiettivo prioritario dell’organizzazione e del suo braccio armato, le brigate Ezzedin al Qassam. In una recente intervista alla rete televisiva Al Aqsa (fondata nel 2006 da Hamas) Fathi Hammad, membro dell’ufficio politico del gruppo, ha affermato che Hamas ha ormai un “vero esercito” per combattere Israele ed è il primo produttore di razzi nel mondo arabo. L’ex ministro dell’interno di Hamas ne ha anche approfittato per elogiare il movimento islamista, che secondo lui ha “dimostrato il suo valore amministrando la Striscia di Gaza”. A riprova di ciò ha affermato che sotto la sua direzione “nessuno è morto di fame o per altre difficoltà”.

Ai ferri corti
Dal 2007, dopo la sconfitta inferta alle forze fedeli ad Abu Mazen alla fine di sanguinosi combattimenti urbani, Hamas e Al Fatah sono ai ferri corti. La prima regna sull’enclave di Gaza sotto embargo israeliano, la seconda sulla Cisgiordania. Anche se gode ancora di una discreta popolarità, l’organizzazione diretta dal Qatar da Khaled Meshaal – considerata un’organizzazione terroristica da Israele, dall’Unione europea e dagli Stati Uniti – deve affrontare numerosi problemi interni ed esterni.

Alla questione della riconciliazione, sempre difficile, con Al Fatah e alla necessità di offrire delle prospettive ai suoi giovani militanti – per ora esclusi dai posti di responsabilità – si aggiunge per Hamas una necessità ancora più importante, spiega il ricercatore Ibrahim al Madhun: “Raggiungere un adeguato riconoscimento su scala internazionale”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

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