18 agosto 2023 10:34

Per i siriani che cercano disperatamente di lasciare il loro paese devastato dalla guerra e raggiungere l’Europa, basta un semplice messaggio su WhatsApp per cominciare il pericoloso viaggio per attraversare il Mediterraneo.

Dodici anni dopo lo scoppio della guerra civile, quando il presidente Bashar al Assad ha represso le proteste pacifiche a favore della democrazia, i siriani stanno ancora cercando di fuggire da un conflitto che ha ucciso più di 500mila persone, cacciato milioni di persone dalle loro case e attirato potenze straniere e jihadisti globali.

Almeno 141 siriani erano a bordo di un’imbarcazione di migranti proveniente dalla Libia e affondata a giugno al largo delle coste greche. Solo un centinaio dei circa 750 passeggeri è sopravvissuto.

L’Afp ha intervistato contrabbandieri e migranti siriani sul viaggio verso la Libia, dove i migranti arrivano e restano in condizioni misere prima di intraprendere il viaggio verso il Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più letale al mondo. Tutti hanno chiesto l’anonimato per paura di rappresaglie.

Un gruppo al mese
“Concludiamo tutto per telefono”, ci dice un contrabbandiere della provincia meridionale siriana di Daraa. “Chiediamo una copia del passaporto e diciamo loro dove depositare il denaro. Non dobbiamo vedere nessuno di persona”, racconta su WhatsApp.

Daraa, la culla della rivolta siriana, è tornata sotto il controllo del regime nel 2018. Da allora, secondo gli attivisti, è stata tormentata da morti, scontri e condizioni di vita disastrose, che stanno alimentando l’esodo.

“Il primo anno abbiamo inviato un solo gruppo di migranti. Oggi mandiamo un gruppo ogni mese” in Libia, continua il contrabbandiere. “La gente vende le proprie case e se ne va”.

Nel caos libico
La Libia è caduta nel caos dopo che una rivolta sostenuta dalla Nato ha rovesciato e ucciso il dittatore Muammar Gheddafi nel 2011, lo stesso anno in cui è cominciata la guerra in Siria. Ora il paese nordafricano è diviso tra un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite e sostenuto dalla Turchia, nella parte occidentale, e un altro, nella parte orientale, sostenuto da Khalifa Haftar, che ha legami con Damasco.

Chi vuole partire dalla Siria deposita il denaro – più di seimila dollari a persona – presso una terza parte, spesso un ufficio di cambio che prende una commissione.

Il trafficante sostiene di essere pagato una volta che i migranti hanno raggiunto l’Italia, ma ha rifiutato di dire quanto guadagna. Il viaggio in barca è organizzato dal suo partner nella Libia orientale.

Un agente di viaggio di Daraa ha detto a un giornalista dell’Afp, che si è finto un migrante, che un pacchetto costava 6.500 dollari. Con un messaggio di WhatsApp l’agente spiega che la somma comprende un biglietto aereo, un documento d’ingresso per la Libia orientale, il prelievo all’aeroporto, il trasporto, l’alloggio, il viaggio in barca verso l’Italia e un giubbotto di salvataggio.

I migranti vengono sistemati “in un albergo o in un appartamento ammobiliato”, aggiunge l’agenzia di viaggio, ma i siriani affermano che tali promesse vengono raramente mantenute. Raccontano di magazzini sovraffollati e malsani, dove le guardie armate sottopongono i migranti a violenze ed estorsioni.

Omar, 23 anni, della provincia di Daraa, ha chiesto un prestito di ottomila dollari per essere trasportato in Libia e poi in Italia, dicendo che voleva disperatamente lasciare “un paese senza futuro”.

Ora è in Germania e racconta di aver trascorso due settimane rinchiuso in un hangar vicino alla costa nella Libia orientale con altre circa duecento persone.

“Ci maltrattavano, ci urlavano contro, ci umiliavano e ci picchiavano”, ricorda. Le guardie davano loro miseri pasti a base di riso, pane e formaggio.

Il giorno della partenza, “una ventina di uomini armati ci ha costretto a correre” dall’hangar verso il mare. “Ci hanno picchiato con il calcio dei fucili”, aggiunge: “Quando abbiamo raggiunto la riva, ero esausto. Non potevo credere di avercela fatta”.

Viaggi tortuosi
Gli aspiranti migranti hanno anche trovato un sotterfugio per raggiungere la Libia occidentale passando dalla Turchia. Nel nord della Siria, controllato da gruppi di ribelli filo-turchi, un uomo che recluta combattenti afferma di aver contrabbandato migranti in Libia facendoli passare per mercenari filo-turchi.

“Ogni sei mesi, approfittiamo della rotazione dei combattenti per inviare delle persone con loro”, ha detto il reclutatore all’Afp. Si tratta di siriani provenienti dalle province di Aleppo e Idlib, in parte sotto il controllo dell’opposizione, “soprattutto persone che vivono nei miseri campi per sfollati”, sottolinea.

Registrati come combattenti, i migranti siriani hanno diritto a un salario, pagato dai turchi, pari a circa 2.500 dollari: il gruppo armato ne intasca quasi la metà, il reclutatore prende il resto e i migranti beneficiano di un viaggio gratuito, spiega l’uomo.

I migranti devono prima andare nei campi di frontiera dei combattenti pro Ankara per poi passare per la Turchia e volare verso la capitale libica, Tripoli.

Trascorrono due settimane nei campi delle milizie siriane nella Libia occidentale e poi vengono presentati ai contrabbandieri, che chiedono circa duemila dollari per il viaggio in barca verso l’Italia.

Il percorso dalle aree controllate dal regime siriano alla Libia può essere più tortuoso. L’Afp ha potuto vedere un biglietto di gruppo per circa venti migranti siriani che hanno raggiunto il Libano via terra, poi hanno volato da Beirut a uno stato del golfo, quindi in Egitto, prima di atterrare infine a Bengasi, nella Libia orientale.

Anche i voli diretti operati dalla compagnia aerea privata siriana Cham Wings collegano Damasco a Bengasi. Cham Wings è stata inserita nella lista nera dell’Unione europea nel 2021 per il suo presunto coinvolgimento nel trasporto di migranti illegali in Bielorussia. Il portavoce Osama Satea ha dichiarato che la Cham Wings trasporta solo viaggiatori con documenti d’ingresso validi per la Libia, sottolineando la presenza di una considerevole diaspora siriana in quel paese.

Non fatelo
I siriani hanno bisogno di un permesso dalle autorità locali per entrare a Bengasi, ma il contrabbandiere di Deraa assicura che questo non è un problema: “In Libia, come in Siria, pagare i funzionari può risolvere tutto”. “Abbiamo un uomo nell’apparato di sicurezza che ottiene le autorizzazioni in pochissimo tempo”, assicura.

I migranti raccontano che un complice dei contrabbandieri, a volte una guardia, li ha scortati fuori dall’aeroporto di Bengasi.

Un’autorizzazione scritta, consultata dall’Afp, contenente un elenco di ottanta siriani aveva il logo delle forze del maresciallo Haftar.

Una volta arrivati in Libia, i siriani possono aspettare settimane o mesi per affrontare la parte più difficile del viaggio.

Il Mediterraneo centrale è la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con oltre ventimila morti dal 2014 e più di 1.800 migranti di varie nazionalità morti solo quest’anno, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Tra i sopravvissuti dell’imbarcazione affondata a giugno al largo della Grecia c’è un siriano di 23 anni proveniente da Kobane, la città curda della Siria settentrionale. Ha pagato più di seimila dollari per un viaggio che gli è quasi costato la vita.

“Eravamo terrorizzati”, racconta. Sei persone sono morte in lotte disperate per il cibo e l’acqua e “il quinto giorno abbiamo cominciato a bere acqua di mare”.

“Sapevo di correre dei rischi, ma non mi aspettavo questo. Volevo lasciarmi la guerra alle spalle, vivere la mia vita e aiutare la mia famiglia”, dice dall’Europa. “Mi era stato promesso un alloggio decente e un peschereccio sicuro, ma non ho avuto nulla”.

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