18 febbraio 2016 09:36

Non è il vertice dell’ultima spiaggia o del lascia o raddoppia. Oggi come ieri, il funzionamento dell’Unione europea si basa sulla capacità di smussare gli angoli, ma se il Consiglio europeo di oggi pomeriggio, 18 febbraio, non si concludesse con un compromesso sulla crisi dei rifugiati e sulla vicenda del Regno Unito l’unità europea incasserebbe un colpo durissimo.

Su Londra esiste la volontà di trovare un’intesa, ma ci sono ancora molti problemi da risolvere. Gli altri 27 capi di stato e di governo sperano che il primo ministro britannico David Cameron possa ripartire da Bruxelles il 19 febbraio dopo aver ottenuto abbastanza concessioni da lanciare la campagna per il sì alla permanenza del suo paese nell’Unione in vista del referendum del 23 giugno.

Un compromesso decisivo

L’Ue è già troppo debole per sopportare la defezione di Londra, ma restano da risolvere tre problemi. Innanzitutto la Francia (e non solo la Francia) non vuole che la piazza finanziaria londinese sia esentata dai vincoli applicabili alle altre borse continentali, perché questo creerebbe una grave distorsione della concorrenza permettendo alla city di schiacciare i suoi rivali.

In secondo luogo i paesi dell’Europa centrale, i cui cittadini emigrano in massa nel Regno Unito, vogliono fare in modo che il rifiuto da parte di Londra di concedere i servizi sociali agli immigrati sia limitato nel tempo e non sia retroattivo né esteso ai sussidi familiari.

Berlino ha fatto presente che se tutti gli altri dovessero chiudere le frontiere anche la Germania sarebbe costretta a fare lo stesso

Per questi paesi, i meno ricchi tra quelli che fanno parte dell’Ue, si tratta di proteggere centinaia di migliaia di famiglie (e di elettori). Infine l’ultimo problema irrisolto è quello di evitare che le concessioni fatte al Regno Unito possano suscitare strane idee in altri stati membri portando al disfacimento dell’Unione.

Sul tema dei profughi l’accordo potrebbe essere meno complicato, perché negli ultimi giorni la Germania si è fatta sentire a gran voce davanti agli ultimi sviluppi in Turchia, principale punto d’accesso all’Ue attraverso la Grecia.

Berlino ha fatto presente che se tutti gli altri dovessero chiudere le frontiere anche la Germania sarebbe costretta a fare lo stesso, sancendo la morte dello spazio Schengen e penalizzando tutti i paesi europei. A quel punto il governo tedesco non accoglierebbe più inviti a mostrarsi solidale in altri ambiti.

Il messaggio di Berlino sta facendo riflettere i paesi dell’Europa centrale, i più contrari all’accoglienza dei profughi. La posizione degli europei è meno ostile rispetto a qualche giorno fa, e al contempo la Turchia appare improvvisamente più desiderosa di controllare le sue coste, anche perché ha bisogno della benevolenza dell’Unione davanti al problema dei curdi in Siria. Nell’aria si respira l’attesa di un compromesso che lascia ben sperare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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