25 agosto 2016 09:31

La Turchia persegue tre obiettivi. Il suo esercito, come ci aspettavamo già dal 22 agosto, è penetrato il giorno dopo in territorio siriano per colpire i jihadisti dello Stato islamico (Is), contrastare i curdi nel nord della Siria e assicurarsi un posto di rilievo nell’eventuale ripresa dei negoziati di pace.

Con l’Is Ankara ha mantenuto a lungo un rapporto di tacita connivenza. Senza condividere la follia assassina degli estremisti, la Turchia li ha sostenuti chiudendo un occhio sul transito di volontari stranieri che hanno gonfiato i ranghi dell’organizzazione e soprattutto lasciando scorrere sul proprio territorio, al mercato nero, il petrolio dei pozzi controllati dai jihadisti. Ankara ha rifornito l’Is di uomini e denaro perché lo Stato islamico è un’organizzazione sunnita come la Turchia, che come tutte le potenze sunnite della regione aveva come obiettivo la caduta del regime di Damasco, sciita e strettamente legato all’Iran.

La controffensiva di Ankara

Per i turchi l’importante era la guerra d’influenza regionale tra le due grandi correnti dell’islam, ma alla fine si sono spaventati davanti all’avanzata dell’Is, il cui costante rafforzamento minaccia il paese e l’insieme dei regimi sunniti. Come l’Arabia Saudita, anche la Turchia ha smesso di sostenere i jihadisti, che si sono vendicati moltiplicando gli attentati sul suo territorio. L’ultimo è quello del 20 agosto a Gazantiep, che ha provocato più di 50 morti. Da quel momento è apparso evidente che la Turchia avrebbe presto lanciato la sua controffensiva.

I turchi hanno attaccato in forze con l’aviazione, i carri armati e l’artiglieria pesante. In questo momento l’Is sta arretrando su tutti i fronti, bombardato dagli Stati Uniti e dalla coalizione internazionale e attaccato sul campo dalle milizie di curdi siriani, armati e finanziati dagli statunitensi. Le città e i villaggi abbandonati dall’Is finiscono sotto il controllo dei curdi, che potrebbero presto conquistare tutto il nord della Siria e dunque tutta la frontiera turca, cioè l’area confinante con le regioni curde della Turchia.

Mosca e Washington probabilmente cercano un accordo globale in cui Ankara possa dire la sua

Rappresentando a lungo termine una minaccia per l’unità della Turchia, questa situazione è chiaramente insopportabile per Ankara. È per questo che l’esercito turco è intervenuto in Siria con il plauso degli occidentali, chiaramente felici di questo impegno militare contro l’Is e spaventati dalla prospettiva di una guerra civile tra i curdi turchi e il resto del paese.

Il terzo obiettivo di Ankara è diplomatico e preventivo. I capi della diplomazia russa e statunitense si ritroveranno domani a Ginevra e parleranno di Ucraina e Siria. Nell’aria c’è un tentativo di trovare un grande accordo tra Washington e Mosca che potrebbe preannunciare un’offensiva coordinata contro l’Is. Questo trasformerebbe statunitensi e russi in alleati nella ricerca di compromessi in Europa orientale e Medio Oriente. Ancora niente è deciso, ma quantomeno si sta cercando una via d’uscita, un accordo globale su cui la Turchia potrà dire la sua.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale a Ferrara dal 30 settembre al 2 ottobre 2016.

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