23 novembre 2016 09:12

All’estero il trionfo di François Fillon ha colto tutti di sorpresa. La reazione della Russia, però, è stata diversa dalle altre. A Mosca la notizia è stata accolta con entusiasmo, e i leader politici e i mezzi d’informazione hanno celebrato la vittoria dell’“amico della Russia”, del “candidato filorusso”, dell’“amico François” alle primarie del centrodestra.

Una rivista ha addirittura inserito l’affermazione di Fillon nel contesto dell’“ascesa” di una nuova generazione di leader occidentali “benevolenti” nei confronti di Mosca e pronti ad “aprire una breccia nella posizione comune dell’occidente”. Specializzato in questioni francesi all’interno della squadra di Putin, il senatore Pushkov ha addirittura ipotizzato (con un certo compiacimento) che l’avvento di Fillon all’Eliseo potrebbe “spezzare l’alleanza tra Parigi e Berlino a proposito della Russia”, un’alleanza che oggi difende il mantenimento delle sanzioni economiche contro Mosca dopo l’annessione della Crimea.

Questo entusiasmo dei leader russi non è infondato, e non solo perché Fillon è contrario alle sanzioni.

L’elezione di Fillon isolerebbe la Germania liberando la Russia dell’ostracismo occidentale successivo all’intervento di Mosca in Ucraina e Siria

Risalente all’epoca in cui erano entrambi primi ministri dei rispettivi paesi, esiste un legame molto stretto, quasi amichevole, tra Putin e Fillon, tanto che in un’occasione Fillon aveva pubblicamente accolto Putin con un “Caro Vladimir”. Questo non significa che i due siano d’accordo su tutto, ma esiste tra loro una stima reciproca e si ritrovano nel conservatorismo, nell’ostilità nei confronti dell’evoluzione dei costumi in occidente, nell’importanza attribuita alla religione (ortodossa o cattolica) e nella visione comune a proposito della crisi siriana.

Al netto di sfumature non trascurabili ma nemmeno fondamentali, Putin e Fillon sono convinti che sia necessario sostenere Bashar al Assad, che considerano come un baluardo contro la minaccia islamista e un difensore dei cristiani d’oriente con cui la Russia ha sempre mantenuto rapporti privilegiati e a cui Fillon si sente molto vicino. È una visione più che discutibile, perché la crudeltà del macellaio di Damasco lascia pensare piuttosto a un secolo di guerra, mentre il ripristino dei suoi pieni poteri per mano di paesi cristiani creerebbe una profonda frattura tra l’islam e l’occidente. In ogni caso è il punto di vista di Putin e Fillon e anche il loro principale punto in comune.

Per il Cremlino l’elezione di Fillon dopo quella di Donald Trump cambierebbe lo scenario internazionale isolando la Germania di Angela Merkel e liberando la Russia dell’ostracismo imposto dall’occidente dopo l’intervento di Mosca in Ucraina e Siria.

Fillon e Trump non sono gli unici a trovarsi in sintonia con Putin. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è l’insieme delle nuove estreme destre europee, da Viktor Orbán in Ungheria a Recep Tayyip Erdoğan in Turchia. La destra apprezza il nazionalismo di Putin, il suo mostrare i muscoli e il suo rifiuto di quella tolleranza che era prevalsa in occidente dagli anni sessanta.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it