21 marzo 2017 09:57

Non è stato un dibattito indegno, anzi. Però lascia un certo sapore da occasione mancata. Se questi candidati alla presidenza della repubblica francese avessero cominciato a discutere fin dall’inizio dello stato del mondo e dell’Europa anziché arrivarci solo alla fine, analizzando troppo rapidamente temi così importanti, avremmo capito meglio e prima cosa è possibile e cosa no, cosa c’è di credibile nelle loro dichiarazioni e cosa è inutile.

Prima di discutere di cosa faremo domani bisognava stabilire in quale contesto lo faremo, nell’Unione o nella disunione, nel protezionismo o nel libero scambio, con uno sforzo verso la difesa comune o un budget militare di cui la Francia sarebbe l’unica a sostenere lo sviluppo. Prima di averlo stabilito non possiamo parlare di cosa è fattibile all’interno delle frontiere, ma è esattamente ciò che è accaduto ieri.

Le accuse di Marine Le Pen
Le cose vanno così, ma ci sono stati comunque dei momenti importanti. François Fillon ha elencato le minacce che incombono sulla Francia e l’Europa, le incertezze statunitensi, il terrorismo islamico e la potenza economica della Cina, ma non ha speso nemmeno una parola su Vladimir Putin, l’uomo che è stato l’unico nell’Europa del dopoguerra ad annettere un territorio appartenente a un altro stato in cui, tra l’altro, finanzia un movimento secessionista armato.

Jean-Luc Mélenchon ha proposto di uscire dalla Nato, sottolineando che l’Alleanza atlantica non è più lo strumento di un dominio politico statunitense sull’Europa, che gli Stati Uniti stanno voltando le spalle al vecchio continente per rafforzare la loro presenza in Asia e che Trump non intende più finanziare questa alleanza su cui rivendica pagamenti arretrati da parte della Germania.

Poi è arrivato il terzo momento, altrettanto importante: Marine Le Pen ha dichiarato di non voler essere, se sarà eletta, la vicecancelliera di Angela Merkel.

Benoît Hamon, candidato socialista, ha chiesto l’aumento delle spese militari e di tenere la Francia al servizio della difesa europea

Questo significa insinuare che la Francia è sotto il dominio della Germania e dimenticare che, se così fosse, la Grecia sarebbe stata espulsa dall’eurozona (come avrebbe voluto fare Berlino che ha però incontrato l’opposizione della Francia) e che non ci sarebbe stato alcun intervento in Mali, nessuna Unione bancaria, nessun fondo europeo di solidarietà finanziaria e nessun accomodamento sui criteri di Maastricht da cui la Francia, a torto o a ragione ma al pari di altri paesi, si è allontanata da diversi anni.

Infine ci sono stati altri due momenti significativi. Prima di tutto la forza e la convinzione con cui Benoît Hamon, candidato socialista proveniente dalla sinistra, ha chiesto l’aumento delle spese militari e il mantenimento di tutte le capacità francesi al servizio di una difesa europea resa indispensabile dalla ritirata americana. E in secondo luogo l’affondo di François Fillon, che si è domandato ironicamente: “Sapete perché emerge la collera sociale in Germania?”. Nessuno sembra esserne accorto, ma effettivamente la rabbia dei tedeschi è talmente evidente che la sinistra potrebbe strappare la cancelleria ad Angela Merkel.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it