11 marzo 2017 17:50

Nino Savarese, I fatti di Petra
il Palindromo, 198 pagine,12 euro

Questo bizzarro romanzo del 1937 è uno dei piccoli gioielli misconosciuti della letteratura italiana, ammirato da Sciascia al punto che ribattezzò il suo paese Regalpetra così come Savarese aveva chiamato Petra la sua Enna. Lo ha recuperato una piccola casa editrice palermitana (ilpalindromo.it). Con arditezza da avanguardia anni venti, da “rondista” che crede nella scrittura accortamente levigata, Savarese racconta in cento pagine la storia di una tipica città siciliana, dai tempi di Ercole alla fine dell’ottocento, dai Normanni ai Savoia passando per i Borboni, dalle lotte tra i baroni alle lotte sociali che non ha potuto chiamare socialiste, dal lume a olio a quello a petrolio, fino alla lampadina elettrica, dalla carrozza alla ferrovia, dal capo mafia al bordello.

È un mondo in perenne cambiamento, dove la storia ora accelera e distrugge, ora si ferma e costruisce. Nelle circa 120 cartelle del romanzo sono sbozzati personaggi, tipi e vicende rappresentative che lo rendono davvero vivo, appassionante. La seconda parte del libro esce dal mito ed entra nella storia, e ha un cronista e testimone che dice io. Al romanzo di Petra fece seguito quello di Rossomanno, storia di un feudo tipo, e Il capo popolo, su D’Alesi, il Masaniello palermitano del seicento. Un modo di fare storia da grande letterato. Savarese è un minore? Averne, di minori come questo.

Questa rubrica è stata pubblicata il 10 marzo 2017 a pagina 82 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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