22 giugno 2016 12:06

Nel 1944, un soldato inglese che combatteva in Italia fu ferito dall’esplosione di una bomba e svenne. Quello stesso giorno, come avrebbe raccontato più tardi, nel Monmouthshire “mia moglie stava lavando i piatti dopo pranzo. Mia figlia di due anni e mezzo, per la quale ero solo un nome, stava giocando con dei mattoni sul pavimento della cucina. Improvvisamente si alzò in piedi, andò dalla mamma e disse: ‘Papà è stato ferito’, poi tornò a giocare”.

Questo sorprendente aneddoto è riportato nel nuovo libro dello psichiatra Bernard Beitman Connecting with coincidence, insieme a molte altre storie altrettanto strabilianti. Beitman ne ha anche una tutta sua; nel 1973, mentre era davanti al lavandino della cucina si sentì inspiegabilmente soffocare, per poi scoprire che in quel momento suo padre era morto soffocato dal suo stesso sangue.

La legge dei grandi numeri
Il razionalista che è in me sa che tutto questo rientra nella “legge dei grandi numeri”, secondo la quale, se si prende un campione sufficientemente ampio, molte cose apparentemente improbabili diventano probabili. Partendo dal presupposto che i ricordi del soldato fossero corretti, nella seconda guerra mondiale hanno combattuto tante di quelle persone che è quasi inevitabile che qualcuna abbia riferito strane storie.

Beitman racconta anche di uno psicanalista che aveva sognato un ex paziente disteso immobile in un capanno sulla spiaggia e in seguito aveva appreso che una settimana dopo il paziente aveva rischiato di morire di overdose in un albergo sul mare. Inquietante, vero? Ma forse lo è di meno se si pensa a tutti i pazienti che lo psicanalista non aveva mai sognato, per non parlare di tutti gli altri psicanalisti che non hanno mai raccontato aneddoti simili.

Le grandi decisioni della vita non possono essere prese in modo scientifico, implicano troppe variabili

Tuttavia, Beitman ci fornisce buoni motivi per provare a prendere le coincidenze come se non fossero casuali, qualunque sia la nostra opinione in proposito. Connecting with coincidence è pieno di esempi di persone che considerano questo tipo di eventi come “segnali” che suggeriscono chi devono sposare, se devono avere figli oppure divorziare, scoprendo alla fine che quella era la cosa giusta da fare. Una vedova si ferisce a un dito mentre lavora in giardino, per medicarla il personale del pronto soccorso è costretto a segare la fede nuziale, e lei lo prende come un segnale inviatole dal marito defunto che può cominciare a vedere qualcun altro. Un messaggio dall’oltretomba? Probabilmente no. Inconsciamente ha fatto apposta a ferirsi? Forse. Ma non sono sicuro che abbia molta importanza: in un caso o nell’altro, l’incidente ha facilitato una decisione che stentava a prendere.

Tutto molto poco scientifico, lo so. Ma la verità è che le grandi decisioni della vita non possono comunque essere prese in modo scientifico, implicano troppe variabili. Eppure sembra che spesso, a livello inconscio, sappiamo già che cosa è meglio per noi, e certe bizzarre coincidenze possono aprirci uno spiraglio su questa consapevolezza inconscia.

Un altro paziente di Beitman, in crisi con la moglie, incontra una vecchia fiamma in un bar e lo prende come un segnale che deve cercare di salvare il suo matrimonio. Perché non lo prende come un segnale che dovrebbe divorziare? Entrambe le interpretazioni erano possibili, ma solo una aveva senso per lui. Sembra strano chiedersi se questi incontri casuali “significano veramente” qualcosa, se sono orchestrati da una qualche forza cosmica. Ma chi ha detto che “significare” vuol dire questo?

(Traduzione di Bruna Tortorella)

Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian

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