16 aprile 2015 17:11

Del nuovo film di Nanni Moretti, Mia madre, abbiamo già parlato. Margherita Buy e Moretti sono due fratelli la cui madre sta morendo. Il film è stato selezionato a Cannes, in concorso. E una volta tanto, in Italia, abbiamo il privilegio di poter vedere una pellicola in lizza per la Palma d’oro prima ancora dei fratelli Coen (che presiedono la giuria del concorso).

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Da un festival all’altro. Esce nelle sale infatti The fighters. Addestramento di vita, primo lungometraggio del francese Thomas Cailley, rivelazione della Quinzaine des realisateurs al festival di Cannes del 2014 dove ha vinto tre premi. Tre anche i César (gli Oscar francesi) che il film si è aggiudicato: a quello per la miglior opera prima si sono aggiunti i premi per i due protagonisti Kévin Azaïs (miglior attore emergente) e Adèle Haenel (miglior attrice, in assoluto). Il film racconta proprio la storia d’amore tra Madeleine (Haenel) e Arnaud (Azaïs), una storia che nasce d’estate (nella migliore tradizione) “au bord de la mer”. Madeleine cura maniacalmente la sua forma fisica e studia le tecniche di sopravvivenza più toste per prepararsi al peggio. Arnaud sembra quasi il suo opposto. È vero che gli opposti a volte si attraggono, ma nella storia tra Madeleine e Arnaud c’è molto di più. Del resto, sui film d’amore tra giovani dai francesi abbiamo sempre da imparare.

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Di tutt’altro genere Black sea di Kevin Macdonald. Macdonald ha vinto un Oscar nel 2000 con il bellissimo documentario One day in september (sull’attentato alle Olimpiadi di Monaco). Qualcuno ricorderà La morte sospesa, L’ultimo re di Scozia con Forest Whitaker e James McAvoy, e più recentemente State of play con Russell Crowe e Ben Affleck. Insomma il prolifico regista scozzese alterna con ottimi risultati documentari e film di finzione. Black sea non è il più riuscito dei suoi progetti. Ma è un film ambientato in un sottomarino. Dal classico Uomini sul fondo di Francesco De Robertiis a Duello nell’Atlantico di Dick Powell, fino al più recente U-Boot 96 di Wolfgang Petersen, nessun tipo di film come quelli ambientati nei sommergibili riesce a trasmettere un senso di claustrofobia così disperato. In Black sea Jude Law è un sommergibilista profondamente deluso dalla vita. Gli si presenta un’ultima occasione di riscatto: recuperare un carico d’oro affondato nel mar Nero all’interno di un sottomarino tedesco durante la seconda guerra mondiale. Mette insieme un equipaggio composto da loschi figuri, metà britannici e metà russi. Da subito si capisce che la missione non filerà liscia. Questa “sporca dozzina” non funziona del tutto. Anzi diciamo che è piena di buchi (di sceneggiatura). Ma il senso di claustrofobia ci sta.

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E visto che abbiamo citato l’Oscar per il miglior documentario, arriva in sala anche Citizenfour, il documentario di Laura Poitras su Edward Snowden. La storia dell’analista dell’Nsa che ha deciso di rendere pubblica tutta una serie di abusi compiuti dall’agenzia governativa statunitense in nome della sicurezza nazionale, in patria si è aggiudicata l’Oscar, ma è anche al centro di un dibattito sull’opportunità di dedicare un documentario a un uomo che in molti considerano un traditore. In Italia possiamo tranquillamente fregarcene del dibattito statunitense e goderci un documentario, avvincente come un thriller, sullo stato di salute del grande fratello.

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