14 marzo 2014 07:00

Sabato François Hollande riceverà il nuovo presidente del consiglio italiano Matteo Renzi, un uomo che è allo stesso tempo il suo doppio e il suo opposto. I due politici hanno la stessa visione politica di fondo, ma se Hollande preferisce avanzare lentamente senza inimicarsi nessuno, Renzi è un sostenitore dell’attacco immediato.

Il premier italiano, nominato da meno di un mese, ha dato prova della sua irruenza mercoledì, quando ha fatto adottare dai deputati una riforma della legge elettorale, ha annunciato una riduzione dei poteri del senato e ha presentato una serie di misure economiche per favorire la crescita.

In futuro entreranno nel parlamento italiano soltanto i partiti che hanno ottenuto il 4,5 per cento dei voti se fanno parte di una coalizione e l’8 per cento se hanno scelto di correre da soli. Questa riforma segna la morte dei piccoli partiti che hanno asfissiato al politica italiana esercitando ogni forma di ricatto e monetizzando il loro sostegno al governo. La nuova legge prevede un secondo turno nel caso in cui nessuna coalizione raggiunga il 37 per cento dei voti e un premio di maggioranza per il vincitore.

Si tratta di una svolta epocale, operata da un uomo di centrosinistra che a 39 anni è il più giovane dei 28 leader dell’Ue. Attraverso una controversa riforma costituzionale, inoltre, Renzi vuole fare in modo che il Senato diventi una camera delle regioni senza alcun potere concreto.

Sul versante dell’economia il premier italiano ha infiammato gli animi annunciando una riduzione delle imposte da mille euro l’anno sui redditi più bassi. “Io mi sono impegnato a mettere entro il primo maggio dieci miliardi di euro nelle buste-paga dei dieci milioni di italiani che guadagnano meno di 25mila euro all’anno. E lo farò”, ha spiegato Renzi, aggiungendo che la riforma aiuterà “la propensione al consumo, ma è anche una misura di attenzione, di equità ed è frutto di una politica che dà il buon esempio. […] Questa è la manovra più di sinistra degli ultimi tempi”.

Renzi non ha dimenticato le imprese, che pagheranno il 10 per cento in meno di tasse e vedranno ridotti i costi dell’energia. Inoltre saranno “sbloccati immediatamente” 68 miliardi per appianare i debiti contratti dallo stato con le aziende e saranno rinforzate le garanzie di credito per le piccole e medie imprese.

A queste misure per il rilancio economico bisogna aggiungere i 3,5 miliardi per il miglioramento dei locali scolastici (perché è dalla scuola che “partirà la ripresa”), un piano per l’alloggio da 1,7 miliardi e una cifra simile per l’impiego dei giovani e la creazione di centomila posti di lavoro nel settore della ricerca. Infine c’è la terza parte del programma, la modifica del codice del lavoro entro sei mesi, con una promozione dell’apprendistato e l’allungamento della durata dei contratti a tempo determinato.

Rilanciando la crescita attraverso una riduzione della spesa pubblica, Renzi ha fatto esattamene ciò che vorrebbe fare Hollande, ma la grande differenza tra i due è che Renzi ha agito immediatamente dopo la sua elezione e ha dichiarato senza mezzi termini che il patto di stabilità europeo è un “patto di stupidità”.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it