31 marzo 2014 07:44

Nella notte tra il 30 e il 31 marzo la Russia e gli Stati Uniti hanno avviato un promettente negoziato sull’Ucraina. Anche se l’incontro di quattro ore tra Sergei Lavrov e John Kerry si è svolto a Parigi, la nuova trattativa esclude di fatto gli europei, relegati al rango di nani politici sul loro stesso continente.

Il negoziato, umiliante per l’Europa e ancora in fase embrionale, aumenta le speranze di una soluzione diplomatica, e questo nonostante trentamila soldati russi continuino a svolgere alla frontiera ucraina “manovre” molto simili ai preparativi per un’invasione.

La nuova trattativa si è aperta il 24 marzo, quando a margine della riunione internazionale dell’Aia sui pericoli del terrorismo nucleare gli Stati Uniti hanno proposto alla Russia una soluzione basata sul ritiro delle truppe russe e l’invio di ispettori internazionali in Ucraina orientale per garantire il rispetto dei diritti delle minoranze russe e russofone. Cinque giorni più tardi Vladimir Putin ha chiamato Barack Obama mostrandosi disponibile a discutere e dando il via all’organizzazione frenetica dell’incontro di Parigi.

Pur continuando le loro manovre militari, i russi non hanno respinto l’offerta degli americani, ma hanno avanzato due richieste: la neutralizzazione e la regionalizzazione dell’Ucraina. In linea di principio non è nulla di inaccettabile, perché il paese deve diventare un ponte tra le due Europe, non può entrare nell’Alleanza atlantica senza che questo sia percepito come una minaccia da Mosca ed è caratterizzato da una diversità economica e culturale che giustifica un’ampia autonomia delle regioni.

Ma è anche vero che l’Ucraina non può rinunciare all’ingresso nella Nato fino a quando continua la pressione militare russa. E inoltre la sua regionalizzazione potrebbe causare la ripetizione dello scenario della Crimea e nuove dichiarazioni d’indipendenza di regioni che vorrebbero entrare nella federazione russa. È sostanzialmente un problema di contesto: ciò che sarebbe possibile e logico in una situazione diversa lo è molto meno allo stato attuale, perché somiglierebbe a una resa dell’Ucraina (che infatti aveva già detto “no” alle proposte russe ancora prima della riunione di Parigi).

A questo punto, prima di proseguire sulla via del negoziato, è necessario coinvolgere l’Ucraina e fare in modo che la Russia accetti di riconoscere la sovranità del paese, la legittimità dei suoi leader e il risultato delle presidenziali in programma il 25 maggio. Per questo motivo gli americani hanno fatto capire che non vogliono spingersi più in là senza l’Ucraina e Lavrov ha dichiarato domenica notte che “né la Russia né gli Stati Uniti possono imporre una soluzione agli ucraini”. Il rispetto della forma, in ogni caso, è un segnale incoraggiante.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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