Matiullah Wesa, responsabile di PenPath e sostenitore dell’istruzione femminile in Afghanistan, parla ai bambini e alle bambine durante una lezione accanto alla sua biblioteca mobile nel distretto di Spin Boldak, nel 2022. (Sanaullah Seiam, Afp)

Un attivista afgano che si è battuto per l’istruzione delle ragazze nel suo paese è stato rilasciato dopo sette mesi di detenzione. L’ha dichiarato la sua famiglia. Si tratta dell’ultimo detenuto di alto profilo a essere rilasciato dalle autorità taliban questo mese.

Matiullah Wesa, fondatore dell’organizzazione non profit PenPath, è stato arrestato nel marzo di quest’anno per il suo lavoro nel settore dell’istruzione, riferisce il fratello Attaullah Wesa.

Il 26 ottobre gli è stato notificato il rilascio dopo un’udienza, ha detto Attaullah all’Afp, aggiungendo di non avere ancora informazioni sulla salute fisica del fratello. Da più di un decennio l’organizzazione PenPath si dedica a comunicare l’importanza dell’istruzione agli anziani dei villaggi rurali dell’Afghanistan, ad aiutare a riaprire le scuole per ragazze e ragazzi chiuse a causa della guerra e a creare biblioteche.

Ma da quando i taliban hanno preso il potere nell’agosto 2021, imponendo al paese una rigida interpretazione della legge islamica ed escludendo in larga misura le donne dalla vita pubblica, l’accesso delle ragazze all’istruzione è stato limitato. Le ragazze sono escluse da scuole e università e migliaia di donne hanno perso il loro lavoro in enti pubblici o ricevono lo stipendio ma sono costrette a casa.

Alle afgane è inoltre vietato l’accesso a parchi, parchi di divertimento e palestre. Da quando è stato vietato l’accesso alle scuole secondarie per le ragazze, Matiullah ha continuato a visitare le aree più remote del paese per raccogliere il sostegno della popolazione locale e ha promesso di continuare la sua campagna.

Attaullah dice che il fratello era stato condannato a sette mesi di carcere per “aver fatto propaganda contro il governo, ma non è stato mai chiarito quale fosse questa propaganda”.

“Non so come reagire, negli ultimi due giorni non ho quasi dormito né mangiato per seguire il suo caso”, ha aggiunto l’uomo. Le autorità taliban non hanno voluto commentare la notizia.