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L’esercito sudanese e i paramilitari delle Forze di supporto rapido hanno ripreso il 26 ottobre i negoziati a Jedda per mettere fine a un conflitto che dura da sei mesi, ha annunciato il ministero degli esteri saudita.

Il conflitto tra l’esercito guidato da Abdel Fattah al Burhan, capo della giunta militare al potere, e le forze paramilitari guidate da Mohamed Hamdan Dagalo ha causato finora più di novemila vittime e più di 5,6 milioni di sfollati.

Le parti avevano annunciato il 25 ottobre di aver accettato l’invito a riprendere i negoziati a Jedda, con la mediazione dell’Arabia Saudita e degli Stati Uniti.

I precedenti tentativi di mediazione hanno portato a delle tregue, che però si sono rapidamente sgretolate.

Una delegazione dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), un’organizzazione formata dai paesi del Corno d’Africa (Kenya, Gibuti, Etiopia e Sud Sudan), partecipa ai colloqui di Jedda per conto dell’Unione africana, si legge nel comunicato saudita.

“È arrivato il momento di mettere fine allo spargimento di sangue e di alleviare le sofferenze del popolo sudanese”, ha affermato il ministero degli esteri saudita. “Bisogna garantire la sicurezza, la stabilità e la prosperità del Sudan”.

Il governo statunitense ha affermato che il principale obiettivo dei negoziati è una tregua, dato che un accordo politico è ancora prematuro.

“Si discuterà di un cessate il fuoco, di un accesso umanitario senza ostacoli e di altre misure che servono a creare fiducia tra le parti”, ha dichiarato un funzionario del dipartimento di stato.

L’inchiesta della Cpi

Oltre a spingere molti abitanti del Sudan alla povertà e alla fame, il conflitto ha causato la distruzione di molte delle principali infrastrutture del paese. L’80 per cento degli ospedali è attualmente chiuso.

“La situazione è difficile soprattutto a Khartoum, nel Darfur e nel Kordofan”, ha dichiarato Martin Griffiths, coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite.

La Corte penale internazionale (Cpi) ha aperto un’inchiesta su possibili crimini di guerra commessi dalle Forze di supporto rapido nella regione occidentale del Darfur.

Il 25 ottobre 2021 Burhan ha condotto un colpo di stato militare che ha fatto deragliare una fragile transizione verso un governo civile. All’epoca del colpo di stato Dagalo era il suo vice.

I due sono poi entrati in rotta di collisione e il 15 aprile è scoppiata la guerra civile.