L’arresto di un operaio tessile a Dhaka, il 2 novembre 2023. (Mahmud Hossain Opu, Ap/Lapresse)

Il comitato per il salario minimo dell’industria tessile del Bangladesh ha annunciato il 7 novembre un aumento del 56,25 per cento del salario minimo mensile per i quattro milioni di lavoratori del settore, fino a 12.500 taka (circa 105 euro). L’aumento è stato però immediatamente respinto dai sindacati.

“Il nuovo salario minimo mensile per gli operai che lavorano nelle fabbriche di abbigliamento è stato fissato a 12.500 taka”, ha dichiarato all’Afp Raisha Afroz, segretaria del comitato, nominato dal governo. “L’aumento entrerà in vigore il 1 dicembre”.

L’importo è però considerato insufficiente dalla Federazione dei lavoratori del settore tessile del Bangladesh (Bgiwf).

“La cifra è inaccettabile, nettamente al di sotto delle nostre aspettative”, ha dichiarato all’Afp Kalpona Akter, presidente della Bgiwf, che chiede almeno 15.000 taka.

Il 7 novembre centinaia di operai tessili si sono radunati per una manifestazione di protesta davanti al ministero del lavoro nella capitale Dhaka.

“Il governo e le aziende stanno prendendo in giro i lavoratori”, ha dichiarato all’Afp Taslima Akter, una leader sindacale. “Pensano solo ai propri interessi e non si preoccupano dell’aumento del costo della vita”.

Gli operai tessili, in agitazione da quindici giorni, chiedono di triplicare il salario minimo mensile, che attualmente è di 8.300 taka (circa 70 euro), per portarlo a 23.000 taka (190 euro).

“Rifiuto la cifra annunciata dal comitato”, ha dichiarato all’Afp Sajal Mia, 21 anni, un operaio del settore.

Il 31 ottobre violente proteste sono scoppiate a Gazipur, a nord di Dhaka. Secondo la polizia, circa seimila lavoratori hanno partecipato a una manifestazione in cui è stato incendiato un autobus.

“Abbiamo dovuto sparare gas lacrimogeni per disperderli”, ha dichiarato all’Afp Sarwar Alam, capo della polizia locale.

Secondo la polizia, la settimana scorsa circa seicento fabbriche sono rimaste chiuse e decine sono state saccheggiate.

Quattro fabbriche sono state incendiate e alcune strade sono state bloccate dai manifestanti. Almeno due operai sono morti nelle violenze.

Secondo esportatore mondiale

L’industria tessile è molto importante per il Bangladesh, che è il secondo esportatore mondiale di abbigliamento dopo la Cina.

Le sue circa 3.500 fabbriche tessili, che impiegano quattro milioni di lavoratori, in maggioranza donne, producono l’85 per cento dei 55 miliardi di dollari di esportazioni annue del paese.

Riforniscono molti marchi occidentali, tra cui Gap, Hugo Boss, Adidas, H&M e Zara.

A ottobre alcune di queste aziende avevano scritto alla premier Sheikh Hasina auspicando un “esito positivo delle trattative sui salari”.

“Il salario minimo dovrebbe aumentare in modo da coprire le necessità di base degli operai”, avevano aggiunto.

Secondo il sindacato Bgiwf, i lavoratori sono in grande difficoltà a causa dell’inflazione, che a ottobre ha sfiorato il 10 per cento, e della svalutazione del taka rispetto al dollaro.

Il comitato per il salario minimo, nominato dal governo, comprende rappresentanti dei produttori, dei sindacati e altri esperti. Di solito si riunisce ogni cinque anni.

L’ultimo aumento salariale risaliva al dicembre 2018. In quell’occasione il salario minimo mensile era aumentato da cinquemila a ottomila taka. Inoltre, gli operai ricevono un minimo di trecento taka come bonus di presenza.

Oltre alle proteste dei lavoratori del tessile, in questo periodo in Bangladesh ci sono state manifestazioni dei partiti d’opposizione, che chiedono le dimissioni di Hasina prima delle elezioni legislative, previste a gennaio.