Una manifestazione di protesta contro l’amnistia per gli indipendentisti catalani perseguiti dalla giustizia spagnola. (Oscar Del Pozo, Afp)

Il 9 novembre il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha raggiunto un accordo con Junts per Catalunya, la formazione indipendendista catalana guidata da Carles Puigdemont, che gli permetterà di restare al potere. In cambio del loro appoggio al nuovo governo, Sánchez ha promesso una legge di amnistia che sta causando un’ondata di proteste nel paese.

L’accordo tra il Partito socialista (Psoe) di Sánchez e Junts per Catalunya è stato raggiunto dopo settimane di intense trattative,.

Puigdemont terrà in giornata un discorso a Bruxelles, dove si è rifugiato dopo il fallito tentativo di secessione della Catalogna nel 2017. Prima di lui, sempre nella capitale belga, parlerà Santos Cerdán, numero tre del Psoe e principale negoziatore dell’accordo.

Sánchez, che è alla guida del governo dal giugno 2018, dovrebbe quindi riuscire a restare al potere nonostante i sondaggi prevedessero una sua sconfitta nelle elezioni legislative anticipate del 23 luglio scorso .

Il Partito popolare (Pp, destra), guidato da Alberto Núñez Feijóo, ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti, ma non è riuscito a formare un governo di coalizione, nonostante l’alleanza con la formazione di estrema destra Vox.

In cambio del sostegno degli indipendentisti catalani, Sánchez ha promesso un’amnistia per i leader e gli attivisti perseguiti dalla giustizia spagnola per il loro ruolo nell’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione nel 2017.

La legge di amnistia, che dovrebbe permettere a Puigdemont di tornare in Spagna, sarà sottoposta al parlamento dopo l’insediamento di Sánchez, che probabilmente sarà la prossima settimana. L’8 novembre la Commissione europea ha chiesto a Madrid di chiarire alcuni aspetti del progetto.

“Sánchez sta umiliando la Spagna”

Nel 2021 Sánchez aveva concesso la grazia ad alcuni leader separatisti condannati due anni prima a pesanti pene detentive. Ma la nuova concessione ha suscitato forti tensioni nel paese.

Il Pp e Vox hanno accusato Sánchez di essere disposto a fare qualsiasi cosa per restare al potere.

Nel corso di due manifestazioni di protesta davanti alla sede del Psoe a Madrid, il 6 e il 7 novembre, si sono verificati scontri con la polizia.

Alcune associazioni vicine a Vox hanno indetto una nuova manifestazione per la sera del 9 novembre contro quello che considerano un “colpo di stato”.

“Con questo accordo vergognoso, raggiunto dopo una trattativa con un latitante, Sánchez sta umiliando la Spagna”, ha affermato la numero due del Pp Cuca Gamarra. La presidente della regione di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, anche lei del Pp, ha accusato il premier di aver instaurato una dittatura.

Il Pp ha invitato i suoi sostenitori a partecipare a una serie di manifestazioni a Madrid e in altre città nel fine settimana.

Oltre all’opposizione dei partiti di destra e di alcuni magistrati, che considerano l’amnistia un attacco allo stato di diritto, Sánchez deve anche affrontare le critiche di una parte del suo partito.

Per Sánchez non sarà facile tenere unita la sua eterogenea coalizione. Junts per Catalunya e i nazionalisti baschi del Pnv, vicini al mondo imprenditoriale, avranno delle difficoltà ad approvare la riduzione della settimana lavorativa a 37,5 ore, misura chiave dell’accordo tra il Psoe e il suo principale alleato, la formazione di estrema sinistra Sumar.